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Prefazione: Affinare gli Strumenti della Rivoluzione
Abbracciare il veganismo e rinunciare al consumo e all’utilizzo di prodotti di origine animale non è un fine, ma un inizio; un nuovo inizio che offre a chi lo pratica l’opportunità di vedere la realtà quotidiana in una luce diversa. Tuttavia, parlare della sofferenza degli animali non umani e dei benefici di uno stile di vita vegan è spesso una situazione scoraggiante per il vegan, perché di solito la prima reazione dei suoi interlocutori è il disaccordo. Gli oppositori del veganismo dicono che il modo vegano di vedere la relazione uomo-animale (cioè radicale) è sbagliato, e questo, a lungo andare, è un grave costo per tale palese insubordinazione sociale. In definitiva, profetizzano, l’errore del veganismo diventerà evidente e, infine, l’idea verrà abbandonata.
Stranamente, però, i critici del veganismo hanno ragione. Solo quando si renderà conto di che cosa rende il veganismo “irragionevole”, il singolo capirà il vero ragionamento dietro a quello che vuol dire essere vegan. Solo quando si metterà in dubbio ciò che raffigura il veganismo come “sbagliato”, agli occhi dei non-vegani sarà possibile indirizzare adeguatamente gli errori che guidano il loro rifiuto di accettare il violento e ingiustificato trattamento dei animali non umani da parte degli uomini. Solo quando i principi del veganismo verranno applicati alla rubrica dell’ingiustizia nel suo insieme si capirà completamente il bisogno del veganismo. Hanno ragione perché il veganismo isolato fallisce lo scopo per cui è destinato. L’alienazione provata come effetto della rottura delle convenzioni sociali è spesso sufficiente a “mettere in discussione” l’impegno di una persona verso il veganismo. Come filosofia, il veganismo sfida le ideologie che toccano il cuore del pensiero occidentale. In contrasto con i sistemi di credenze irrazionali che le istituzioni organizzate hanno portato le persone ad “accettare”, i principi del veganismo sfidano gli individui ad affrontare i dogmi che hanno ereditato e a costruire nuove etiche e valori, basati sulla compassione e la giustizia.
Affrontare i sistemi di credenze esistenti, tuttavia, è un concetto spaventoso per una società che si è volontariamente coscritta ai paradigmi dominanti sociali dello Stato. Tuttavia, come Brian Dominick così abilmente illustra nel saggio che segue, bisogna accettare di fare proprio questo se siamo onesti nella ricerca di una vera valutazione diciò che la liberazione sociale ha da offrire. Nella totalità di questo processo, il veganismo è un elemento della struttura composta della rivoluzione sociale. È in questa luce che il saggio di Brian brilla maggiormente. Liberazione Animale e Rivoluzione Sociale è una struttura compatta progettata per aiutare noi che intraprendiamo il tentativo di riconoscere ciò che la compassione, il pensiero critico, e la razionalità giocano (o dovrebbero) nella nostra simultanea decostruzione e trasformazione della società. Inflessibile nella sua ricerca di impostare le proverbiali ruote di questa trasformazione in movimento, Brian ci spinge ad affrontare le ideologie oppressive che dimorano dentro di noi e a scoprire i loro collegamenti con l’ingiustizia che pervade ogni ambito della nostra esistenza. È convinzione di Brian che ad ognuno di noi sono stati dati gli strumenti per trarre queste conclusioni necessarie. Non fa differenza se sei un anarchico che si avvicina al veganismo, un vegano che si avvicina all’anarchismo, o nessuno dei due. Tutto ciò che serve è la volontà di rimboccarsi le maniche, affinare gli strumenti e iniziare, in uno sforzo comune, a sfidare la visione miope dell’umanità su ciò che costituisce una società giusta.
Joseph M. Smith.
Novembre 1995
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Nota dell’Archivio
-Traduzione dell’opuscolo “Animal Liberation and Social Revolution: A Vegan Perspective on Anarchism or an Anarchist Perspective on Veganism”, 1997