Derrida Jacques, “L’animale che dunque sono”

Edito da Jaca Book, Milano, 2006, 222 p.

La storia del pensiero occidentale è percorsa da una domanda potente e spesso censurata: è possibile stabilire un confine fra uomo e animale? L’uomo, definito di volta in volta “animale dotato di parola” o “animale razionale”, è attraversato da questa domanda e scopre nell’animale un’alterità non rappresentabile e indicibile che chiede di essere interrogata e conosciuta. Dal 1997, Derrida inizia una riflessione sull’animale che nemmeno la morte arresta nella sua radicale novità. Aristotele, Descartes, Heidegger, Lévinas, Lacan, ma anche il racconto biblico della creazione e la voce della poesia: il filosofo algerino insegue e stana aporie e irriducibilità, esautoranti opposizioni e tranquillizzanti “biologismi”. Una riflessione filosofica che voglia davvero fare i conti con l’alterità non può che collocarsi sulla frontiera fra sguardo animale e umano: “l’animale ci guarda e noi siamo nudi davanti a lui. E pensare comincia forse proprio qui”.

Link Download: https://mega.nz/file/TIQShSbQ#TzjLLDjYqHuTXNRKEjNlR5lQ-0tQhksuITDs51ONVj0

Nota dell’Archivio
-Traduzione del libro “L’animal que donc je suis”, Editions Galilée, Parigi, 2006

Questa voce è stata pubblicata in Libri e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.