Boi Cristian, “Mass media e controllo sociale nella società di massa”

Edito da Lulu.com, 66 pagine.

Introduzione
La società contemporanea è un sistema molto complesso in perenne evoluzione. Si muove a ritmi vertiginosi, sotto l’impulso di cambiamenti sociali e innovazioni tecnologiche, modificando continuamente convinzioni, agendo di continuo per ribaltare punti fermi. Il sistema dell’organizzazione sociale è andato avanti con le sue contraddizioni per decenni dopo la seconda guerra mondiale, nell’esigenza della ricostruzione ha superato tutti gli ostacoli che si frapponevano al suo sviluppo. Chi si trova oggi a fare una qualsiasi analisi su questa società si trova di fronte ad una realtà complessa che si evolve in maniera impetuosa e in cui ogni ragionamento può essere smentito da un evoluzione o un accadimento successivo.
Nella società moderna acquistano particolare importanza i rapporti tra società, Stato e mezzi di comunicazione di massa, e il ruolo che questi ultimi occupano nella creazione del consenso come anello di congiunzione tra una realtà pensata dall’alto delle gerarchie del potere economico e politico e il singolo che questa realtà è chiamato a vivere e a costruire. Lo Stato può essere inteso come il garante dello sviluppo e della sopravvivenza di questa società. Nello Stato moderno le strutture del potere hanno il compito di garantire che una società così complessa si sviluppi e cresca, hanno cioè il bisogno di guidarla e di difenderla. Per far questo si servono, naturalmente, di una grande struttura coercitiva che è il primo segno del carattere non prettamente pacifico di questo tipo di società.
Una società democratica giusta ed equa dovrebbe, infatti, avere poco bisogno di strutture coercitive, mentre nella situazione attuale la loro presenza è importante. Naturalmente, gli scopi e gli obiettivi della coercizione non sono solamente quelli della repressione, ma anche quelli della prevenzione. Tutto l’apparato serve non solo per punire i comportamenti di chi trasgredisce, ma anche per orientare i comportamenti della massa delle persone verso fini che garantiscano l’ordine sociale. In quest’ottica può fare di più della concreta azione delle forze dell’ordine la loro semplice presenza nel territorio. Naturalmente, quest’opera da parte dello Stato può essere realizzata meglio se invece che essere imposta con l’uso della forza si realizza con la ricerca del consenso. In questo sta la forza dello Stato democratico: nell’affermazione di valori che devono essere condivisi da più persone possibili.
Anche la criminalizzazione di un comportamento si basa sul consenso dei cittadini, ed anche qualora questo consenso non ci sia difficilmente qualcuno potrà mettere in discussione la potestà dello Stato di reprimere tali comportamenti. Il rispetto dello Stato, il rispetto della legge, anche se considerata ingiusta, è per molti un valore incontestabile. Sarebbe però un errore credere che questo controllo e questo consenso siano attuati al solo scopo di garantire semplicemente la conservazione delle strutture democratiche dello Stato . Lo Stato rappresenta, nella logica del sistema capitalistico, il garante della sopravvivenza di questo sistema, chiamato a coordinare a livello macroeconomico il suo sviluppo e a sopperire 3ai problemi che ciclicamente si ripresentano. Lo Stato può essere visto come l’armatura che racchiude e protegge il sistema economico, deputato alla sua difesa, a fargli da schermo, a frapporsi nello scontro tra le parti sociali, a mediare: com’è avvenuto in Italia nel caso della concertazione. Anzi progressivamente il ruolo dello Stato in questo senso acquista un peso sempre maggiore e la gestione stessa dello Stato sempre più ad essere valutata con criteri economici. I termini della questione non possono essere ribaltati. Pietra angolare di ogni ragionamento in questa ottica diviene l’economia e il sistema di produzione. E’ da qui che bisogna partire per capire il ruolo delle varie sovrastrutture, che possono esser viste come strumenti deputati al raggiungimento dei fini della struttura economica. E’ da qui che bisogna partire per capire il ruolo che le masse svolgono all’interno del sistema sociale e i condizionamenti che subiscono che, a livello individuale, sarebbero sempre funzionali a interessi economici come buona parte dei comportamenti che l’ordinamento giuridico permette o reprime.
E’ bene, quindi, citare Marx riguardo a questi rapporti:
“Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono ad un determinato grado di sviluppo delle forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una struttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza.”
Per Marx, quindi, bisogna partire dalla vita materiale, e cioè dai rapporti di produzione, per capire lo sviluppo dei riflessi e degli echi ideologici. Il capitalismo, perciò, creerebbe un mondo a sua immagine e somiglianza, ogni parte dell’esistenza sarebbe direttamente funzionale al suo modo di produzione. La morale, la religione, il diritto, lo Stato sarebbero tutti accomunati dal medesimo destino di essere servitori dell’obiettivo capitalistico.
Marx si basa sul lavoro di analisi delle caratteristiche del modo di produzione borghese per inserire sue considerazioni valutative su come questo modo di produzione potesse evolversi. Queste previsioni sono tra le parti più criticate del suo lavoro. La pretesa di trovare delle leggi di sviluppo della società immutabili, ai giorni nostri, si è rivelata fallace e si accompagna ad una generale disillusione che colpisce le scienze sociali. Del resto, anche Marx, in certi punti, affermava il carattere fluido della realtà: 4La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali. L’ininterrotto scuotimento di tutte le situazioni sociali, l’incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l’epoca dei borghesi. Si dissolvono rapporti, idee e concetti, ogni cosa sacra è profanata e gli uomini sono finalmente costretti a guardare con occhio disincantato la propria posizione e i propri reciproci rapporti.
Per Marx il mondo sensibile che circonda l’uomo non è una cosa data immediatamente dall’eternità sempre uguale a se stesso.
Del resto, Marx non poteva conoscere gli sviluppi che il sistema capitalistico avrebbe avuto da lì a centocinquant’anni, le nuove invenzioni e le nuove forme che l’organizzazione sociale ha assunto. Marx pensava, infatti, che la borghesia durante il suo dominio avesse creato delle forze produttive in misura molto maggiore di tutte le altre generazioni del passato messe assieme. Però, scriveva anche: Da questo momento le armi che sono servite alla borghesia per atterrare il feudalesimo, si risolvono contro la borghesia stessa. Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che le porteranno la morte; ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: gli operai moderni, i proletari. Dopo che lo le stesse dinamiche del capitalismo favoriscono la nascita di una nuova classe sociale la stessa borghesia, sempre in lotta con l’aristocrazia, con parti della borghesia, con altre borghesie nazionali, favorisce il processo evolutivo del proletariato in quanto è costretta a valersi del suo aiuto e con ciò gli fornisce gli elementi della sua educazione, cioè armi contro se stessa. Sarebbe stata la borghesia stessa, insomma, a produrre “i suoi seppellitori. Il suo tramonto e la vittoria del proletariato sono del pari inevitabili”.
Ma, come ho detto prima, Marx non poteva prevedere tutto e sopratutto quale tipo di strumenti di educazione e di controllo sarebbero stati creati al fine di mantenere la struttura del sistema capitalistico che, nonostante le previsioni di Marx e un secolo e mezzo di storia e di evoluzione sociale, rimane per molti aspetti inalterata. Tra questi un ruolo fondamentale e da decenni crescente viene svolto dai media

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