Bianchi Bruna, “Negazione dei diritti civili,deportazione ed esilio negli scritti e nei discorsi pubblici di Emma Goldman (1917-1934)”

 

da “DEP Deportate, esuli, profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile”, n. 8, Gennaio 2008, pagg. 118-153

“Nel corso di tutta la sua vita Emma Goldman non cessò mai di lottare per un “mondo libero per individui liberi”, capaci di riconoscere la loro comune origine, la loro appartenenza alla Terra, la “Terra madre, pronta ad aprire le sue braccia ospitali a tutti i suoi figli”, come scrisse nella presentazione del primo numero della sua rivista: “Mother Earth” nel 1906. L’articolo e l’opuscolo di Emma Goldman che qui proponiamo in traduzione italiana: Una donna senza una nazione e La tragedia degli esuli politici, pubblicati per la prima volta tra il 1933 e il 1934, parlano dello sradicamento, dell’ostracismo, della violenza politica, dell’amara esperienza dell’esilio di migliaia di “indesiderabili” in un mondo trasformato in una “immensa prigione” dalla Prima guerra mondiale, dal dilagare della repressione e dei totalitarismi. L’evento traumatico della deportazione, le peregrinazioni degli anni successivi, il costante impegno per i perseguitati politici in ogni paese in cui cercò rifugio a partire dal 1920 fecero di Emma Goldman il simbolo di un’intera generazione di esuli. In questi scritti, inoltre, l’anarchica russa riprende e sviluppa le riflessioni sulle conseguenze della Grande guerra sulla democrazia americana, sull’idea stessa di cittadinanza, temi che erano già stati al centro dei suoi discorsi pubblici e delle sue dichiarazioni di fronte ai giudici tra il 1917 e il 1919. Proprio dagli avvenimenti di quegli anni che condussero al suo esilio, quando fu “imbavagliata, rapita, trascinata con la forza via dall’America”, prende le mosse questo saggio introduttivo.”

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