Cipriani Amilcare, “Bresci e Savoia. Il regicidio”

Edito da Libreria Sociologica, Paterson (New Jersey, USA), [1901], 40 p.

PREFAZIONE
Appena l’eco del fatto di Monza si propagò, dovunque fu una ridda dei conservatori di tutte le tinte, dai reazionari ai radicali, ai repubblicani, ai socialisti, secondati e spinti dalla stampa quotidiana d’ogni colore, per diffamare, denunziare gli anarchici, chiederne la testa per vendicare il loro re, di cui scoprirono e proprio allora le straordinarie virtù. In mezzo al clamore, alle grida d’ira e di vendetta, in mezzo al mercato di tanti piagnistei pochi furono coloro che non ne rimasero sopraffatti e che mantennero intatto il loro sangue freddo, il loro raziocinio e meno ancora quelli che ebbero il coraggio di analizzare il fatto, di mostrarlo nella sua vera luce e di esprimere la loro simpatia e la loro ammirazione per Gaetano Bresci. Fra questi pochi, anzi quasi unico, fu Amilcare Cipriani. Egli, appena saputo dell’uccisione di re Umberto, disse ciò che ne pensava su varii giornali francesi, tirandosi addosso l’ira della feroce stampa reazionaria d’Italia, che chiese la sua estradizione; poi pubblicò l’opuscolo: Il Regicidio.
In questo breve scritto, gettato giù con tutta la sincerità d’un vero rivoluzionario, Cipriani ha risposto ai suoi detrattori e dimostrato vittoriosamente, colla storia alla mano, che il regicidio non è un delitto anarchico, ma che è un mezzo di vendetta e di liberazione che risale ai più antichi tempi, di cui perfino nelle scuole si fa l’apologia e che i patrioti che oggi versano tante lagrime e sputano tanto veleno, ieri lo praticarono e quindi lo esaltarono nel loro interesse. Accennato brevemente alle colpe di Casa Savoia e di re Umberto, rivela la figura di Bresci, mettendone in luce il coraggio, la dignità, la fierezza, dimostrando tutta la sua simpatia pel forte tessitore di Prato che chiama un eroe e a cui dice: bravo! È confortante, in mezzo a tanti piagnistei più o meno interessati, più o meno codardi, sentire la parola genuina e franca di un uomo rimasto sinceramente rivoluzionario. Amilcare Cipriani non è anarchico, lo si comprende bene dal suo opuscolo, come lo si sa dalla sua linea di condotta, dalla sua partecipazione alle lotte elettorali, ai congressi socialisti, ecc. ecc.; ma bisogna confessare che, fortunatamente, non è neppure da confondersi con quei socialisti che del socialismo conservano solo il nome. Questo diciamo per rilevare il suo spirito indipendente e che lo onora. Ci ha fatto, quindi, sommo piacere che da lui sia partita così efficace risposta a falsi umanitari di Italia e di fuori, qual é il Regicidio, di cui pubblichiamo la fedele traduzione, convinti di compiere opera utile, doverosa ed onesta. Utile per le verità incontestabili che lo scritto contiene, doverosa perchè rende giustizia al tanto calunniato, insultato ribelle di Monza, onesta perchè è l’espressione di tutti coloro che non si lasciarono traviare dalle declamazioni e che in Cipriani trovarono il loro interprete. Leggano i compagni, gli amici, i lavoratori tutti questo opuscolo e poi dicano se è la fine di un tiranno che deve commuoverci, o la sorte del condannato, del torturato dagli aguzzini dei Savoia, del vindice dei massacrati di Sicilia, della Lunigiana, di Milano, degli affamati di tutta Italia: Gaetano Bresci.

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