Biehl Janet e Staudenmaier Peter, “Ecofascismo: lezioni dall’esperienza tedesca”

Tradotto da anarcotico.net, prima metà  del 2000, 44 p.

Introduzione
Oggi, la crisi ecologica e’ fonte di grande preoccupazione per la maggior parte delle persone umanitarie e sensibili. Mentre molti attivisti ecologisti lottano per eliminare i rifiuti tossici, per preservare le foreste pluviali e quelle secolari e per contrastare la distruzione della biosfera, anche molte persone comuni, in ogni settore, sono fortemente preoccupate per la natura del pianeta in cui i loro figli dovranno crescere ed abitare. Sia in Europa che negli Stati Uniti, la maggior parte degli attivisti ecologisti si considera progressista. Supporta, cioe’, anche le lotte per garantire giustizia sociale ai popoli oppressi e pensa che richiedano la nostra piu’ profonda attenzione anche i bisogni degli esseri umani che devono fronteggiare poverta’, malattie, guerre civili e carestie. Per molte di queste persone, puo’ risultare sorprendente apprendere che la storia delle politiche ambientaliste non e’ sempre stata inerentemente e necessariamente progressista e benigna. Di fatto, le idee ecologiste hanno una storia di distorsione ed impiego al servizio di finalita’ altamente repressive, anche del fascismo stesso. Come mostra Peter Staudenmaier nella prima sezione di questo testo, alcune rilevanti tendenze nell'”ecologismo” tedesco, che ha radici nel misticismo della natura del diciannovesimo secolo, furono sviluppate nel ventesimo secolo durante la nascita del nazismo.
Durante il Terzo Reich, come Staudenmaier mostra successivamente, gli “ecologisti” nazisti resero l’agricoltura biologica, il vegetarismo, l’adorazione della natura ed altre tematiche analoghe dei punti cruciali non solo della loro ideologia, ma anche delle loro politiche governative. L’ideologia “ecologista” nazista venne usata anche per giustificare lo sterminio della popolazione ebraica in Europa. Eppure, alcuni degli argomenti articolati dagli ideologi nazisti hanno una sgradevole similitudine con le tesi delle persone attualmente interessate all’ambientalismo. Essendo ecologisti sociali, non intendiamo deprecare gli importantissimi sforzi che ambientalisti ed ecologisti stanno facendo per tutelare dalla distruzione la biosfera. Al contrario: la nostra preoccupazione maggiore e’ preservare l’integrita’ dei movimenti ecologisti seri dalle tragiche tendenze reazionarie che cercano di sfruttare a favore dei propri fini politici la diffusa preoccupazione relativa alle problematiche ecologiche. Tuttavia, riteniamo che il panorama ecologista attuale, col suo crescente misticismo ed anti-umanismo, ponga dei seri problemi rispetto alla direzione che prendera’ il movimento ecologista. Nella maggior parte delle nazioni occidentali, alla fine del ventesimo secolo le espressioni di razzismo e ostilita’ all’immigrazione non stanno solo aumentando, ma vengono anche sempre piu’ tollerate. Il risorgere di ideologi e gruppi politici fascisti e’ altrettanto sconcertante.
Aggiornando la loro ideologia e il loro linguaggio al nuovo lessico dell’ecologia, questi movimenti stanno ancora una volta proponendo l’impiego di argomentazioni ecologiste al servizio della reazione sociale. Con modalita’ talvolta analoghe alle convinzioni degli ecologisti di orientamento progressista, questi ecologisti reazionari e apertamente fascisti enfatizzano la supremazia della “Terra” rispetto alla gente, antepongono alla ragione i “sentimenti” e l’intuizione e difendono un crudo biologismo socio-biologico e anche malthusiano. Alcuni settori dell’eco-ideologia New Age – in particolare le propensioni al misticismo e all’anti-razionalismo – considerati benigni dalla maggior parte delle persone sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, attualmente in Germania stanno venendo collegate all’eco-fascismo. Il testo di Janet Biehl esplora questa cooptazione dell’ecologia per finalita’ razziste, nazionaliste e fasciste. Complessivamente, questi articoli esaminano alcuni aspetti del fascismo tedesco, passato e presente, per trarne un insegnamento utile per il movimenti ecologisti sia tedeschi che di altri paesi. Nonostante la sua peculiarita’, l’esperienza tedesca offre un chiaro avvertimento riguardo all’uso distorto dell’ecologia, in un mondo che sembra sempre piu’ disponibile a tollerare ideologie e movimenti finora considerati deplorevoli e obsoleti. Sia nei paesi anglofoni che in Germania, gli studiosi di ecologia politica devono ancora esaminare compiutamente le implicazioni politiche di queste idee. Per evitare che le politiche ecologiste si tramutino in reazione o fascismo con una patina ambientalista, e’ necessario un movimento ecologista che mantenga una forte attenzione al sociale e che interpreti la crisi ecologica in un contesto sociale. Come ecologisti sociali, noi riteniamo che le radici dell’attuale crisi ecologica siano in una societa’ irrazionale, non in un corredo biologico degli esseri umani, ne’ in unaparticolare religione, ne’ nella ragione, nella scienza o nella tecnologia. Al contrario, difendiamo l’importanza della ragione, della scienza e della tecnologia per creare sia un movimento ecologista progressista sia una societa’ ecologica. Cio’ che oggi sta distruggendo la biosfera e’ uno specifico assetto delle relazioni sociali – in particolare, l’economia di mercato competitiva. Misticismo e biologismo, come minimo distolgono l’attenzione pubblica da queste cause. Presentando questi testi, stiamo cercando di preservare le fondamentali implicazioni progressiste ed emancipatrici delle politiche ecologiste. Oggi piu’ che mai, un impegno ambientalista richiede che le persone evitino di compiere nuovamente gli errori del passato e che il movimento ecologista non si faccia assorbire dalle tendenze mistiche ed anti-umanistiche attualmente abbondanti.

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Note dell’Archivio.
-Traduzione del libro “Ecofascism Revisited Lessons From the German Experience”, AK Press, 1995.

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