Masini Pier Carlo, “Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta”

Edito da Rizzoli, Milano, 1970, 397 p.

Avvertenza
Questa « Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta» è anche un contributo alla storia d’Italia nel primo trentennio dopo l’Unità. Il libro si apre nel 1862, all’indomani della spedizione dei Mille, con la fuga di Bakunin dalla Siberia, e si chiude nel 1892, all’indomani del congresso di Genova che segnò la definitiva rottura fra anarchici e socialisti nel movimento operaio, con la nascita del partito socialista: da quel momento i socia­listi si avviarono sulla strada legale delle riforme, del­l’organizzazione di partito, della conquista dei pubblici poteri, mentre gli anarchici continuarono pregiudizial­mente e programmaticamente a mantenersi al di fuori dello stato, della sua politica, delle sue istituzioni, affi­dando la protesta libertaria all’azione diretta delle mas­se e alla spontanea iniziativa individuale. Di qui la ragione storica per fermarci al 1892, alla quale si aggiunge una ragione tecnica: infatti per una compiuta ricostruzione del convulso periodo successivo, fra reazioni e attentati, manca ancora quel complesso di studi preparatori, dì ricerche d’archivio, di monografìe che invece abbiamo potuto vantaggiosamente tener pre­senti per questo lavoro. Per offrire tuttavia al lettore una guida alla conoscenza della storia dell’anarchismo nei decenni successivi, abbiamo inserito in appendice una cronologia essenziale che segue le principali vicende de­gli anarchici italiani fino ai nostri giorni. Ci auguriamo, non appena gli archivi italiani e stranieri, pubblici e pri­vati, saranno resi più largamente accessibili, e nello stes­so tempo le ricerche particolari avranno avuto un ulteriore approfondimento, di poter proseguire questa sin­tesi storica fino a tempi a noi più vicini. Abbiamo poi raccolto una serie di documenti ine­diti o rari o ignorati, scelti non tanto secondo un criterio di appoggio al testo quanto per mettere il lettore a di­retto contatto con il linguaggio, i problemi e il costume dell’anarchismo italiano. La raccolta inoltre arricchisce e prolunga nel tempo il nostro documentario iniziato con la pubblicazione degli atti della Federazione Ita­liana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (1871-1880), delle carte della commissione di corrispon­denza di quella organizzazione (1872-1874), delle carte dei fratelli Ceretti, delle lettere dirette da vari corrispon­denti a Anna Kulisciov e a Andrea Costa, ecc. Questo libro oltre ad essere una obbiettiva esposi­zione di fatti e di idee, al di là di ogni intento celebrativo o polemico, intende anche mostrare un reperto politico-sociale di straordinario interesse scientifico e umano. Il nostro discorso non si pone perciò su un piano puramen­te rievocativo, ma vuol offrire, almeno nelle intenzioni, una chiave per intendere certi fenomeni d’attualità. Il movimento degli anarchici italiani, raccoltisi un secolo fa attorno alla bandiera della «liquidazione so­ciale » cioè di una rivoluzione radicale che riputava la conquista del potere e la sua gestione, invano combat­tuti e perseguitati, dispersi ed esiliati dai poteri costituiti, sottoposti a pressioni esterne e interne, a dissidi e a pole­miche nella ricerca di una «purezza» rivoluzionaria, è pervenuto fino a noi in una continuità di pensiero e di lotta che ne vede riaffiorare in forma confusa i moventi e i metodi. Dì qui i ricorrenti ritorni di fiamma libertaria all’interno del movimento socialista, il persistente riemer­gere di tendenze anarco-sindacaliste nelle organizzazioni operaie, la rivendicazione antiautoritaria dei giovani nel­la famiglia, nella scuola e nelle strutture della società.
P. C. M.
Bergamo, 1° gennaio 1969

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