Puglielli Edoardo, “L’autoeducazione del maestro. Pensiero e vita di Umberto Postiglione (1893-1924)”

Edito da Centro Studi Libertari “Camillo Di Sciullo”, Chieti, 2006, 128 p.

Introduzione di Francesco Codello
Questo saggio di Edoardo Puglielli ci introduce ad una biografia (vita e pensiero) di un anarchico e di un insegnante, Umberto Postiglione (1893-1924), che rappresenta esemplarmente la figura tipica del militante e del combattente per la causa dell’emancipazione umana, così come si è venuta delineando tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo in diversi paesi europei e nelle Americhe.
Umberto Postiglione infatti assume in sé le caratteristiche tipiche dell’uomo socialista, anarchico, repubblicano, che scopre le ingiustizie delle società capitalistiche e autoritarie, si emancipa attraverso lo studio e la cultura, prende coscienza delle possibilità rivoluzionarie insite nelle masse proletarie, trasferisce continuamente questa consapevolezza in militanza politico-sindacale. Postiglione attraversa non solo il passaggio tra i due secoli che costituiscono un’epoca storica di grandi trasformazioni, ma percorre un itinerario di autoformazione che si nutre di molteplici influenze e si arricchisce di esperienze significative. Dall’Italia agli Stati Uniti, seguendo un percorso tipico di molti emigranti, Postiglione, viaggia molto alla ricerca di una propria identità, raggiungendo il sud-america per ritornare, alla fine, ancora tra le terre che gli hanno dato i natali. Un percorso durato solo trentuno anni (muore infatti il 28 marzo del 1924) ma sicuramente ricco ed intenso in ogni tempo e in ogni luogo. Un viaggio di auto-formazione che lo porta, attraverso influenze e suggestioni significative, Luigi Galleani tra gli anarchici, ma anche quelle di Ralph Emerson (padre spirituale assieme a Henry David Thoreau e a Walt Whitman del trascendentalismo), infine quelle personalmente e direttamente vissute attraverso l’incontro con Rabindranath Tagore e il suo sogno di apertura verso gli altri, ad una maturazione culturale e ideologica. Se Galleani e l’anarchismo antiorganizzatore gli trasmettono un profondo senso della libertà individuale, il trascendentalismo rappresenta ai suoi occhi quella filosofia che fa dell’escursione, del viaggio, dentro e fuori di sé, un modello di vita e il desiderio di liberazione dall’ansia e dal malessere che derivano dallo sguardo libertario sul e nel mondo. Così Tagore personifica quello scrutare il mondo con gli occhi penetranti e liberi del bambino e la profondità propria della saggezza che tanto piace a Postiglione.
Autore di articoli, bozzetti teatrali, parabole laiche, come molti dei militanti libertari dell’epoca, egli vota la propria esistenza alla causa del popolo, degli emarginati, degli sfruttati di ogni latitudine e cultura, trovando in ogni luogo una ragione ideale per impegnarsi in un’opera di propaganda e di istruzione di quelle plebi di cui diviene cantore dei loro problemi e della loro tragica vita quotidiana. Postiglione trasferisce nell’azione educativa la forza dell’ideale anarchico e della propaganda socialista ma soprattutto interpreta la metafora del viaggio come percorso della conoscenza. Nel viaggiare egli cerca di placare la sua ansia di conoscenza, di esperienza, ma senza rinunciare all’intervento concreto a favore dell’emancipazione popolare. Così, mentre ricerca dentro di sé le risposte al senso da attribuire alla propria vita egli non si dimentica di tradurre le sue conoscenze in concrete e fattive azioni rivoluzionarie.
Postiglione interpreta quella figura di apostolo anarchico che ripone nell’educazione e nell’istruzione popolare la fiducia, talvolta messianica, nella grande rivoluzione proletaria. Educazione e istruzione divengono quindi talvolta grimaldelli di un sovvertimento generale altre volte elementi centrali per la formazione di un uomo nuovo, di una sintesi tra cambiamento sociale e trasformazione individuale. Egli appartiene di buon diritto a quella corrente educazionista che in diversi paesi europei, ma anche in Italia, rappresenta una delle risposte (unitamente al sorgere dell’anarcosindacalismo, dei movimenti cooperativi, dell’antimilitarismo, ecc.) che il movimento anarchico offre alla causa dell’emancipazione popolare dopo la crisi che lo caratterizza alla fine del secolo XIX.
Al suo rientro in Italia Umberto Postiglione si trova a vivere tutta la stagione storica che precede l’avvento del fascismo e i primi passi del nuovo regime, anni intensi che vanno dal biennio rosso al trionfo della violenza dello Stato fascista e che anche nell’ambito scolastico sono caratterizzati dall’approvazione di quella riforma Gentile che tanto ha segnato la storia delle nostre istituzioni scolastiche. Le sue convinzioni e l’abbracciare la professione docente lo conducono al confronto con le problematiche tipiche del rinnovamento pedagogico che caratterizza l’azione e la riflessione di molti militanti anarchici e libertari dell’epoca.
Così, nell’ultima parte della sua breve esistenza, egli si impegna particolarmente nell’ambito dell’istruzione popolare e nell’azione didattica come maestro elementare. Nelle sue riflessioni echeggiano i temi classici del dibattito pedagogico che caratterizzano il pensiero e le azioni degli anarchici italiani: istruzione integrale, coeducazione dei sessi, rapporto egualitario docente-discente, trasmissione universale del sapere. Accanto a questi, particolarmente sentita, è la denuncia del ruolo della Chiesa e dell’influenza della religione nella formazione autoritaria dei bambini e delle bambine, la condizione classista dell’educazione e dell’istruzione statale e confessionale. Egli si nutre inevitabilmente della discussione che prolifera nei periodici anarchici, nei circoli libertari, nelle università popolari, nelle case del popolo, nelle cooperative sociali, che costituiscono i luoghi privilegiati della diffusione delle idee di emancipazione culturale e sociale delle masse proletarie.
Numerosi sono coloro i quali interpretano la funzione dell’anarchismo sostituendo la pratica dell’educazionismo, del qui ed ora, della formazione delle coscienze, alla mitica rivoluzione e insurrezione che rimane comunque la prospettiva catartica e finale dell’insieme delle azioni e delle contestazioni. L’azione di apostolato laico, di istruzione popolare, di divulgazione scientifica, appare ai militanti libertari come la via più congruente e coerente per la formazione di un uomo nuovo e quindi la discussione si concentra molto nella definizione dei caratteri salienti del rapporto tra educazione e rivoluzione. La vecchia massima di Carlo Pisacane secondo cui le idee risulterebbero dai fatti e non questi da quelle, viene qui capovolta a favore di un’azione sistematica, organica, persino minuziosa (si pensi alle innumerevoli pubblicazioni di divulgazione scientifica che appaiono in questi anni) che i militanti libertari intraprendono in ambito educativo e di propaganda.
L’educazionismo libertario italiano non si discosta da quello europeo e gli esempi di esperienze educative razionaliste e libertarie, come quella di Francisco Ferrer, costituiscono il mito e il modello da tutti sostenuto che esemplifica e traduce in pratica quotidiana il sogno di un radicale rinnovamento della scuola e dell’educazione 10 . Umberto Postiglione nel suo essere anarchico, maestro elementare, attivista politico, rappresenta proprio un esempio di questa fusione tra le varie dimensioni proprie di un militante educazionista libertario.
Il lavoro di Puglielli ci testimonia proprio tutto ciò e ha il merito di andare ad inserirsi in una storiografia che cerca di portare alla luce figure e momenti di questa eroica lotta per l’emancipazione umana troppo spesso trascurata quando non occultata. Grazie a ricerche come questa sarà possibile resti- tuire a tanti educatori il posto loro dovuto nella storia della continua ed incessante azione in favore del rinnovamento della cultura e dell’educazione popolari.

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