Bakunin Michail, “Confessione”

Edito da La Fiaccola, Ragusa, 1977, 176 p.

Scritto nel 1851, La Confessione rappresenta uno scritto apparentemente scioccante. Bakunin che confessa allo Zar, in toni completamente formali, i suoi delitti, umiliandosi pubblicamente. Tuttavia ad una lettura più attenta non si può che rivedere una lucida critica da parte dell’anarchico, ben consapevole che la sua lettera non sarebbe mai arrivata sul banco del re, se non avesse avuto quei medesimi e odiosi formalismi.

Sotto l’apparente e vorrei dire misuratamente ostentata umiliazione dell’ossequio, malamente si celano la fierezza di una coscienza rivoluzionaria tutt’altro che vinta e finita, e la forza di un’intelligenza politica di primo piano. In realtà lo stile ossequioso assume una sua propria funzione, letteraria e politica. Esso contribuisce a conferire allo scritto un livello letterario di tragica bellezza, e nello stesso tempo consente allo scrittore di manifestare ancor più arditamente certe idee e opinioni di per se stesse pericolose, e certamente non presentabili normalmente a Nicola I.

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Nota dell’Archivio
-Traduzione del libro in francese “Confession”, Les Editions Rieder, Parigi, 1932

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