Bakunin Michail, “Dove andare, cosa fare?”

Edito da Anarchismo, Trieste, 2015, 62 p.

Nota introduttiva
Mettere la scienza al servizio della rivoluzione. Concetto tipicamente bakuninista. Non che, di per sé, sia errato, tutt’altro, è che suona troppo deterministico. La scienza del suo tempo? Forse, che nemmeno di quella ci si poteva fidare. Basta pensare alle imbarcate che quei vecchi rivoluzionari presero per la statistica.
Oggi meno che mai.
L’economia? Ma che scienza è? Non la si può definire in questo modo nemmeno con i paraocchi in dotazione ai pazienti asinelli soggiogati al carro. Eppure ci sono tanti compagni che pensano, non voglio qui fare velo alle mie personali responsabilità, di poterne sviscerare i misteri. Possiamo discutere per anni, quanto volete, sul modo di fare funzionare in modo autogestito una fabbrica senza avanzare di un millimetro sulla strada della rivoluzione. Più o meno come il problema di autogestire una barricata o uno scontro di piazza contro la polizia. Molte cose si possono fare, alcune attengono alle sottigliezze tecniche della guerriglia, ma non è questo il punto. La rivoluzione è altra cosa.
Con tutto ciò, nello scritto di Bakunin, che proponiamo alla riflessione (non alla semplice lettura) dei compagni, non ci sono solo l’entusiasmo e l’ingenuità, c’è anche un fondamento diverso, c’è la necessità della conoscenza, dell’approfondimento – anche senza farsi illusioni –, c’è la sollecitazione alla ricerca dei mezzi per approfondire la realtà e quindi rendere possibile, e più incisiva, l’azione. Ecco la chiave di lettura idonea per queste pagine.
Perfino l’entusiasmo per la filosofia, travolgente ben al di là delle rigidità da vecchio hegeliano che ci si sarebbe potuto aspettare, non disturbano, anzi, con i tempi che corrono…
Trieste, 17 maggio 2014
Alfredo M. Bonanno

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Nota dell’Archivio
-Tratto da M. Bakunin, Opere complete, Stato e Anarchia. Dove andare, cosa fare?, vol. IV,
tr. it., Catania 1977, pp. 243-254

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