(a cura di) Viezzer Moema, “Chiedo la parola. Testimonianza di Domitila, una donna delle miniere boliviane”

Edito da Feltrinelli, Milano, Settembre 1979, 200 p.

Moema Viezzer, brasiliana, antropologa sociale, ha raccolto le memorie e le riflessioni di Domitila, donna boliviana delle Ande, moglie di un minatore, madre di sette figli, militante comunista. Le ha raccolte e trascritte con fedeltà, scienza, amore, per una solidarietà istintiva ma anche politica di donna partecipe delle stesse speranze che hanno retto e reggono la vita di Domitila. Domitila non é un personaggio eccezionale, anche se eccezionale è forse l’intensità con cui sa coniugare privato e politico, quotidianità di un’oppressione sociale tra le più dure del sub-continente e sete di riscatto, personale e collettivo, che sa farsi azione e intervento, in una continuità di lotte piccole e grandi, con una progressiva e lucida coscienza. Domitila parte da sé, dalla sua condizione di oppressa, per scoprire l’ingiustizia che grava sul suo pueblo, nella duplice accezione di comunità ristretta e di popolo. L’esperienza si allarga, diventa rigorosa descrizione delle condizioni di sfruttamento del proletariato boliviano, e scelta di campo, militanza. Domitila è membro del partito comunista boliviano, e in quest’ottica analizza il suo paese e le prospettive del suo riscatto. La lotta conquista il primo posto nelle sue scelte di vita, anche se questo non esclude, ma anzi per Domitila potenzia, la sua possibilità di riscatto in quanto donna, donna proletaria. Pagine impressionanti per vivacità di narrazione che riferiscono i momenti esaltanti e quelli grigi della lotta, i massacri atroci compiuti dalle autorità sui minatori e sui loro villaggi, il passaggio del Che in un paese che sembrava vicino a una soluzione rivoluzionaria, il rapporto con le altre donne, con gli uomini, con l’organizzazione.

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Nota dell’Archivio
-Traduzione del libro “Si me permiten hablar…”, Siglo XXI editores, 1977

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