Bosco Salvatore, “La mente e gli animali. La isomeria genetica primordiale”

Edito da Sicilia Punto L, Ragusa, Ottobre 1990, 104 p.

Introduzione di Salvatore Bosco

Trattare un argomento come questo da noi scelto, e per di più con idee nuove e del tutto personali è quanto me­no mettersi contro corrente, date le convinzioni che ci sia­mo formate attraverso lo studio delle varie culture, accumu­late secolo dopo secolo e tramandate a noi e con numerose opere, e con la tradizione. La discrepanza, poi, risulta più palese quando pensiamo che la particolare e personale cultu­ra di ognuno, è ancora fortemente influenzata dal pensiero degli antichi, sia del rango filosofico che religioso; e le no­stre cognizioni di scienza hanno ben poco da svolgere opera correttrice per darci una visione del mondo più chiara, più moderna e più coerente alla realtà, e del mondo stesso e del­l’uomo che lo abita. Ci sembrerebbe, infatti, non solo una bestemmia ma addirittura un’eresia sentire che la stessa Men­te, о pensiero, о intelletto che c’è nell’uomo si rinviene an­che negli animali, sebbene nell’uno e negli altri, con funzioni e manifestazioni diverse.
Evidentemente questo non è tutto: generalizzando, può sembrare addirittura una presunzione, e persino un’assurdi­tà, affermare che l’uomo, gli animali e tutto il mondo vege­tale, in generale, formano un tutto unico ed organico con la realtà, sia fisica, sia chimica, sia Mentale; e ciò perché ogni cosa esistente, che si manifesta con fenomeni svariatissimi, trae origine da poche e diverse Energie le quali hanno attri­buzioni a sé immanenti e danno vita e ragion d’essere svariate. Prima di mettere a fuoco il problema qui da noi posto verrei portare a conoscenza di chi eventualmente ci legge alcuni esempi sul comportamento di alcuni animali, la maggior parte dei quali domestici e perciò da chiunque conosciuti. Si tratta di cani e gatte e di un bardotto, da noi personal­mente osservati, e di alcune scimmie il cui comportamento è stato studiato da etologi e pubblicato in «Le Scienze». Gran parte di questi animali possono essere da chiunque studiati, però previo accantonamento delle nozioni culturali già ap­prese le quali spessissimo, invece di aiutarci a capire, ci crea­no confusioni, e pertanto si costituiscono ostinati intoppi al nostro capire stesso. Però va da sé comprendere che non so­no solo i fatti empirici, riscontrabili nel comportamento de­gli animali sopra accennati, che debbono portarci a delle con­clusioni definitive; queste debbono essere aiutate, suffraga­te e sostenute da quei ragionamenti logici adatti a farci scen­dere in un livello sottostante ai fatti, dove possiamo trovare il motivo e la causa principale e motrice dei fenomeni di com­portamento che stanno in superficie e sono posti alla nostra attenzione sensoriale. Penso che lo stare fermi sopra la co­siddetta empiria, per tirare da essa sola le dovute conseguen­ze, e capire e dimostrare la realtà, sia un metodo sbagliato, perché incompleto. I fatti ci vogliono perché stanno alla ba­se di ogni evento, ma la Mente che le interpreti e li coordi­ni, legandoli organicamente, è egualmente indispensabile per meglio farceli capire. Certi meccanismi, ad esempio, ci fanno vedere i crudi, genuini fatti con il senso della vista, mentre il motivo che li promuove lo dobbiamo scoprire con altro mezzo, che sin da ora identifichiamo con l’Energia Ragione che per noi è la Mente. Il mimetismo degli animali e quello militare del­l’uomo, non sono dei mascheramenti capricciosi, ma veri espe­dienti di difesa, sebbene, il più delle volte, l’effetto non sia pari all’intenzione che li promuove. Vediamo, ora, se gli esempi sul comportamento dei po­chi animali chiamati in causa siano sufficientemente adatti ad aiutarci a capire, nonché a dimostrare l’assunto da noi preso in esame, il quale postula l’esistenza d’una unica Mente sia nell’uomo che negli animali.

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