Berneri Giovanna, Zaccaria Cesare, “Società senza Stato”

Edito da RL, Napoli, 1946, 40 p.

Dalla caduta del fascismo ad oggi, molte speranze sono svanite, molte volontà si sono spente. Il popolo italiano non ha fatto alcun passo concreto sulla via della sua risurrezione e del progresso sociale. Il 25 Luglio del ’43 parve significare liberazione dalle catene di una ventennale schiavitù, avvio verso la conquista di una effettiva libertà. Questo sogno generoso fu, in quei giorni nell’animo di tutti: ed alimentò l’entusiasmo dei poveri e la paura dei ricchi. Il popolo italiano cercava con ansia tragica una via per togliersi di dosso le incrostrazioni di menzogna d’inganno di abbiezione con cui il ventennio fascista lo aveva immiserito nello spirito e nel corpo. Ma non si rese conto che la sorgente prima della sua lunga sofferenza e della sua mutilazione era nella sua stessa passività, nella sua ubbidienza. Invece di ascoltare le proprie volontà di azione, prestò orecchio alle lusinghe ingannatrici dei politici che, ancora una volta, gli promettevano facile rimedio per tutti i suoi mali. Cercò di orientarsi appoggiandosi ad uno o ad altro dei Partiti. Trovò che tutti si proponevano apparentemente le stesse cose. Perfino il loro linguaggio si somigliava, benché fosse chiaro che dietro le parole si celavano volontà nemiche. Tutti d’accordo dicevano al popolo – non agite, seguiteci.
Il popolo, che aveva intuito in quale direzione fosse la libertà, cercò aiuto d’altri per vederla più chiara: e finì per non vederla. Lentamente si rifece inerte. I suoi nemici ripresero via via coraggio. Tra il gran discorrere dei politici, gli interessi ed i privilegi che il fascismo copriva con la sua macchina oppressiva si rimisero in moto. Ed il risultato fu il caos.
Il caos politico, la babele delle lingue, sono le caratteristiche del periodo post-fascista in cui ci troviamo a vivere. I capipartito lavorano attivamente per irreggimentare attorno ai propri carri quanta maggior parte è possibile del popolo italiano. Tutte le passioni negative sono eccitate a questo fine. Tutti i residui fascisti sono utilizzati. Lo stesso Governo è divenuto un pretesto per la lotta di accaparramento che mira al Potere di domani. Tutti si affermano amici e protettori del popolo. Tutti pensano soltanto, invece, a conquistare per sè le maggiori possibilità di predominio.
Il popolo lo avverte. E non crede più in nulla, non crede più in nessuno. Si può dire, in questo senso, che il fascismo sopravvive tuttora. Non solo perchè tutta la legislazione fascista è ancora valida, e tutte le burocrazie fasciste seguitano strumenti della sua applicazione, e tutti i responsabili maggiori del fascismo vivono indisturbati – salvo quelli che hanno raggiunto la giustizia diretta del popolo. Ma soprattutto perchè il popolo, passato il primo entusiasmo, si è di nuovo fatto passivo. Non cerca nemmeno più di capire. Tira il carro, mormora, ubbidisce.
Riteniamo perciò utile riaffermare le nostre volontà. Stabilire ancora una volta, chiaramente, il campo della nostra azione, gli scopi che ci proponiamo. Non per chiedere al popolo che ci segua. Non per fare anche noi numero. Ma perchè il popolo sappia che v’è chi – restando popolo, senza pretesa di comandare – vede che cosa sia veramente il nostro male.
Marzo 1946

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