Bonanno Alfredo Maria, “La dimensione anarchica”

Edito da Edizioni Anarchismo, Trieste, Aprile 2007, 558 p., Seconda Edizione

Introduzione alla prima edizione
Questo è un libro particolare. Significa molte cose e nello stesso tempo ha la pretesa di non volere dimostrare niente. Un oggetto preciso è qualcosa che costringe il lettore a selezionare l’attenzione. È un libro evolutivo, un libro che cerca di dare un’indicazione, un segno verso un certo tipo di ricerca sociale e politica. E, nello stesso tempo, è un contributo a una visione matura dell’anarchismo, non calata dall’alto o trovata per caso, ma sofferta e costruita giorno per giorno, ostacolo per ostacolo, in un processo che dalle nebulose premesse dottrinali diventa un viaggio verso la chiarezza. Questo libro è la documentazione di tale itinerario.
Nella struttura esteriore esso si divide in quattro parti. La prima comprende scritti che vanno dal 1955 al 1967. Si tratta della parte più remota, riguardante la produzione di un periodo in cui mi interessavo di problemi filosofici ed economici. È il periodo degli studi sull’esistenzialismo, del corso di studi in filosofia poi interrotto e della laurea in economia. Un periodo particolarmente importante per la mia formazione di fondo. Erano anni in cui non si avevano ancora le idee sufficientemente chiare. In filosofia la media non si era sbarazzata del tutto dell’ipoteca crociana, mentre i migliori non andavano al di là dell’esistenzialismo. Avevo ascoltato le lezioni di Abbagnano a Torino ricavandone una grande impressione, ben presto sfumata una volta resomi conto della grossa limitazione che si trovava dietro tutta quella impalcatura fumosa. Poi gli studi per la laurea e la tesi sul pensiero economico antico, le proposte della carriera universitaria (regolarmente rifiutate), l’abbandono progressivo di questo campo di studi. Troppa freddezza e troppe difficoltà a liberarsi di uno strato di inutile erudizione.
Seconda parte. Gli scritti dal 1967 al 1968. Anni decisivi. Esperienze fondamentali per tutti non solo per me. Sviluppo i concetti di fondo del mio pensiero: critica dell’autorità, riduzione dell’autorità al concetto di autorità funzionale, studio il problema dell’organizzazione. Scrivo un breve libro: La distruzione necessaria che raggiunge in poco tempo le settemila copie vendute. Non serve. Non sono contento dello sviluppo delle mie tesi. Alcune mi paiono mal capite e quel che è peggio mal dette. Mi accorgo dopo che nessuno ha tenuto conto dei limiti del mio lavoro. Troppe cose urgono davanti a me: la necessità di rispondere alle critiche, quella di fare chiarezza a me stesso, l’incalzare dei problemi concreti, propri di una realtà che mi ospita in prima persona. Altro fatto non trascurabile, il mio stesso lavoro (sono dirigente amministrativo di una media industria) mi chiama a rispondere in prima persona ai quesiti che mi pongo in sede teorica. È questo un periodo in cui scrivo relativamente poco (ancora qualcosa di storia della filosofia, un libro sul problema filosofico del concetto fisico d’indeterminazione, alcuni saggi sul neopositivismo) ma rifletto molto.
Terza parte. Un più nutrito gruppo di scritti. Primo problema: la critica del vecchio concetto di “intellighentia”, gli intellettuali mi preoccupano. Studio tutti i momenti storici in cui essi hanno fatto qualcosa (per esempio durante la Comune) e ne rimango terrorizzato. Mi pongo anche il problema dell’arte (che per me resta fondamentale) e quelli più specifici della violenza e dell’inglobazione. Questi due filoni di riflessione mi portano un’altra volta a rivedere i vecchi concetti esposti ne La distruzione necessaria. Incomincio le ricerche sull’anarchismo: Kropotkin e Malatesta. Le note a L’anarchia sono un esempio tipico del mio modo di pensare in questi anni, una ricerca collocata tra il mondo dottrinale del passato (del “mio” passato) e una verifica delle dottrine anarchiche. Rivedo e pubblico su “Volontà” i saggi sull’ateismo, poi riuniti in volume.
Quarta parte. Gli scritti fino agli inizi del 1974. Vi si trovano quasi tutti, tranne alcuni che non si sono potuti includere per motivi particolari o perché non reperibili. Adesione all’anarchismo. Tentativi di trovare una strada verso un anarchismo che non sia faccenda dottrinale soltanto. Importanza dei concetti anarchici di organizzazione non autoritaria, rivoluzione libertaria, violenza liberatrice, ecc. Polemica con un anarchismo revisionista e conservatore, umanitarista e pacifista che vede solo l’aspetto “distaccato” della lotta rivoluzionaria e non anche l’aspetto “impegnato”, globale. Esame dei concetti di proprietà e di espropriazione. La dimensione anarchica come perenne visione critica di se stessi e del mondo. Visione complessiva e non parziale che dall’umanitarismo di base sa ripiegare su se stessa fino al riconoscimento della lotta violenta per la liberazione, della lotta giusta anche se parziale e destinata alla sconfitta, della lotta che si programma non tanto una meta quanto un modello interpretativo della realtà. Lascio il lavoro nell’industria. Vengo arrestato come responsabile del numero unico “Sinistra libertaria” e condannato a due anni e due mesi. Esco di prigione dopo tre mesi in libertà provvisoria in attesa del processo di appello. Continuo i miei studi e mi laureo anche in filosofia con una tesi su Stirner e l’anarchismo.
Questo il libro. Qualcosa di intrinsecamente legato alla mia vita e alle mie esperienze, qualcosa che segue dal lato dottrinale lo sviluppo fisico e intellettuale come un sismografo può seguire l’andamento di un fatto tellurico.
Mi chiedo adesso quali potrebbero essere i luoghi positivi di una lettura e ciò allo scopo di indicarne un modello a priori che possa facilitarne la fruizione. Certo esiste sempre il modello esteriorizzante, quello che pretende una lettura dei testi per ciò che essi sono e nell’ordine in cui sono. Ma non mi sembra questo il modello che preferisco. Accanto al mio lavoro teorico esiste sempre qualcosa di più che potrebbe aiutare quello, ma che non sempre può giungere fino a rivelarsi attraverso di quello. Ed è proprio quest’ultimo lavoro quello più interessante che dovrebbe essere tenuto presente. Come teorico e come militante non posso abitare due regioni diverse.
Catania, 12 febbraio 1974
Alfredo M. Bonanno

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Note dell’Archivio
-Prima Edizione: La Fiaccola, Ragusa, Maggio 1974
-Seconda Edizione riveduta e corretta

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