Malatesta Errico, “Il buon senso della rivoluzione”

Edito da Eleuthera, Milano, 1999, 244 p.

A causa della sua intensa vita militante, Malatesta non ha lasciato un’opera che possa dare organicamente conto del suo pensiero, sparso piuttosto negli innumerevoli articoli pubblicati sulla stampa anarchica. D’altronde, il tempo storico di Malatesta non è quello della fondazione della dottrina, ma quello della sua attuazione. La differenza sostanziale tra lui e i pensatori classici che lo hanno preceduto, in particolare Proudhon, Bakunin o Kropotkin, è infatti che questi ultimi erano impegnati a costruire la logica del discorso, mentre l’anarchico italiano è interessato a verificarne la coerenza interna e la validità effettuale. Non solo quindi l’azione è cruciale nel discorso malatestiano, ma il suo contributo teorico può essere colto in pieno solo nel quadro complessivo delle esperienze storiche del movimento anarchico italiano e internazionale. Questa antologia raccoglie dunque solo una piccola parte degli articoli scritti da Malatesta nei suoi sessant’anni di militanza, di fatto privilegiando gli ultimi dieci anni della sua vita, quando si ritrova in una congiuntura storica più favorevole a sviluppare appieno quella che è sempre stata la sua concezione del mutamento sociale: una saggia e dirompente miscela di buon senso e utopia.

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Nota dell’Archivio
-Manca l’Introduzione di Giampietro Nico Berti.
-Nell’ultima versione del 2018 il libro è stato titolato “Buon senso e Utopia”. Nella nota del curatore viene riportata la seguente: “La presente antologia è composta esclusivamente di articoli e saggi scritti nell’ultimo periodo della vita di Errico Malatesta, vale a dire gli anni che corrono dal 1919 al 1932. Tale scelta è dettata dalla constatazione che il periodo della sua «maturità» politica e culturale, sebbene dati senz’altro dalla fine dell’Ottocento (con la pubblicazione del periodico «L’Agitazione», Ancona, 1897), coincida in gran parte con il primo dopoguerra. E ciò perché il grande anarchico italiano, per una serie di contingenze particolari (per esempio, l’uscita del quotidiano «Umanità Nova»), ha modo solo allora di precisare e approfondire le sue idee intorno ad una serie di questioni, precedentemente trattate in modo sporadico e occasionale. Specialmente con gli articoli e i saggi apparsi tra il 1924 e il 1926, pubblicati nella rivista «Pensiero e Volontà», Malatesta giunge al definitivo approfondimento della sua sessantennale riflessione teorica, frutto di un’esperienza politica, culturale ed esistenziale che nel movimento operaio e socialista non ha precedenti.”

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