Cardias, “Un comune socialista”

Edito da Bignami e Comp., Milano, 1878, 95 p.

Ai borghesi
A voi che la rivoluzione dell’ottantanove, fatta con sangue di popolo, sfruttaste per vostro conto; a voi che siete oggi i veri oppressori: a voi della borghesia, le mie prime parole.
Parliamoci franchi: voi avversate il Socialismo, ma non sapete che cos’è. Lo combattete dalle cattedre, dai banchi del pubblico ministero, dagli scanni legislativi, dai pulpiti cattolici ed evangelici, dalle tribune democratiche e repubblicane, nelle opere e sui giornali; lo combattete sempre e dovunque, in pubblico e in privato: eppure, confessatelo, via, voi non lo conoscete.
Anche i più insigni fra voi hanno sul conto del Socialismo mille pregiudizi; i più intelligenti lo confondono colla legge agraria, colla divisione delle terre. Le vostre cime poi, in buona o in mala fede non so, con ridicolo appiombo o con grottesca disinvoltura, fanno un impasto stranissimo tra la Comunanza di Sparta, la Repubblica di Platone, la Città del sole di Campanella, la Utopia di Moro, il Comunismo ascetico di Saint-Simon e il Comunismo autoritario di Cabet; poi, come chiusa classica ad effetto, fulminano la Comune di Parigi. Si sdraiano quindi soddisfatti nella loro poltrona, e, sorbendo la tazza del moka, pensano: eppure sono erudito più di quanto credevo!
Li ho sentiti, questi messeri; ed erano professori, avvocati, ingegneri, medici, alti impiegati. Gettate l’ignoranza vostra, o borghesi, gettate il vostro gesuitismo e le calunnie, e se non volete riuscire burleschi, prima di combatterlo, studiatelo il nostro Socialismo.
Il Socialismo moderno non è, come le utopie comuniste, il parto di una fervida mente, il sogno di un cuor generoso. Il Socialismo oggi è una scienza. Il suo campo d’azione è indefinito, poichè si estende in quello di tutte le altre scienze positive, che offrono a lui largo contingente di fatti e di leggi. Col loro aiuto, il Socialismo cerca rendere ragione di tutti i fatti, utili o dannosi alla società, che si verificano, della loro naturale filiazione, delle cause che li hanno provocati. Finalmente, lo scopo del Socialismo come scienza è di rintracciare e render noti i mezzi adatti a diminuire i mali e ad accrescere i beni sociali. Infatti Socialismo suona: amore della società.[…] Ed ora, borghesi, presuntuosi, irascibili, intolleranti parliamoci franchi. Voi, con tutti i mezzi dei quali disponete, costituite l’ostacolo unico opposto al trionfo di queste legittime aspirazioni. Il nostro dovere è quello di chiamare l’umanità intiera ad atterrare questo ostacolo; il nostro dovere è di prendere al più presto possibile l’iniziativa della Rivoluzione Sociale, che dalla faccia della terra farà sparire tante sventure, conducendovi la pace, il benessere, l’eguaglianza e la libertà. Ed è per compiere questo dovere che noi ci teniamo continuamente pronti alla lotta.
Come uomini, qualcuno tra voi è venuto nel nostro campo, altri ne verranno; ma come classe avete dimostrato di non volere far getto dei vostri privilegi. La questione sociale, è vero, è malattia umana. Ma se voi, borghesi, affligge con forma cronica lenita da piaceri non pochi; tormenta il proletario con forma acuta e tremenda, lo fa il vero esercito della Rivoluzione. Sarebbe davvero follia pretendere che la massa dei sofferenti e degli sfruttati attendesse ancora pazientemente secoli e secoli, per vedere se una buona volta la borghesia si decidesse bonariamente a una radicale trasformazione sociale. No, mille volte no. Colla vostra classe or è inutile la propaganda, è necessaria la lotta. Non volete capitolare? Morrete sotto le macerie delle vostre fortezze. Se in questo libriccino non è la Rivoluzione, la crisi che segna il passaggio tra la società borghese e la nuova società, ciò non vuol dire che chi scrive, creda possibile una trasformazione pacifica. Solo le esigenze della narrazione, che altrimenti troppo si sarebbe scostata dal verosimile, hanno voluto così. Lo stesso dicasi della tinta alcun po’ convenzionale che può scorgersi nella prima parte.
Colla viva forma dell’episodio ho voluto qui riportare alcuni apprezzamenti sulle istituzioni borghesi, propugnando le idee nostre. E in un rapido schizzo ho voluto segnare a rotti contorni il profilo di una parte della nuova vita sociale. Minuscolo mio libretto, non lasciarti nascondere sotto un grosso messale, nè sotto una catasta di volumi delle centomila leggi e decreti del regno d’Italia, ma corri sullo scrittoio del giovane studente, sul banco dell’operaio, sul tavolino da lavoro delle fanciulle italiane.
Oh, mio libriccino, combatti, combatti….
Socialismo…. in questo segno tu vincerai!
Pisa, 1876.
Cardias

Link Download: https://mega.nz/file/jcxkCYCQ#udi8VNXGDG5ogobwi1QxnLFU11PoGCj9F9JxMgBZfs0

Note dell’Archivio
-Così l’editore Bignami presentava questo testo nel suo catalogo: “Il pregio di questo volume è quello di presentare un comune socialista funzionante in pratica. Esso risponde eloquentemente in questa maniera a coloro che domandano ad ogni momento ai socialisti esempi pratici e palpabili. Il Cardias ha raggiunto lo scopo, tanto più poi, che il libro è redatto in guisa da essere compreso dall’uomo anche meno istruito.”
-Nel libro di Gosi Rosellina, “Il socialismo utopistico. Giovanni Rossi e la colonia anarchica Cecilia”, viene riportata la seguente nota nelle pagine 11 e 12: “L’edizione fu curata a Milano dal Bignami che si preoccupò di pre­sentare lo scritto in due diversi articoli comparsi su « La Plebe » in data 4 e 11 luglio 1878 come opera rispondente finalmente «alle giuste esigenze della classe operaia ». Difatti l’operaio — si osserva nel secondo degli arti­coli ricordati — attraverso questa lettura poteva « rivivere nell’avvenire » e sentirsi « in pieno socialismo… con un lavoro associato, attraente, come diceva Fourier, e tranquillo del suo domani. Con questo volume… — pro­seguiva l’articolista — anche il meno istruito dei nostri lavoratori capisce, con il suo senso pratico, cosa sia il socialismo». E concludeva: « miglior libro di propaganda non esiste ». (Un Comune socialista, bozzetto di Cardias, in «La Plebe», Milano, 11 luglio 1878).”
-Questo libro di Cardias (alias Giovanni Rossi) è stato pubblicato in cinque edizioni: 1878, 1881, [18??], 1884 e 1891
-La seconda edizione (Livorno,1881) è riveduta e corretta
-Nella quarta edizione (Tipografia operaia sociale, Brescia, 1884, 72 p.) vi è una lunga prefazione di Andrea Costa.
-Nella quinta edizione della Tipografia e Litografia E. Favillini, Livorno, 1891, Cardias scriveva nelle prime pagine del volume: “Quel tanto di sentimentalismo e di retorica che l’autore, allora giovinetto, mise in queste pagine la prima volta che furono stampate, nel 1878, piacque più della forma arida adoperata nelle edizioni successive; ed ora si segue il parere dei lettori, tornando all’antico con questa quinta edizione, che è quasi una ristampa della prima. Se qualcuno trova che è gonfia o zuccherata, io, oggi, sono perfettamente d’accordo con lui.”

Questa voce è stata pubblicata in Libri e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.