Damiani Gigi, “Attorno ad una vita : Niccolò Converti”

Edito da Biblioteca de L’Adunata dei Refrattari, Newark, 1940, 48 p.

Nel compilare la biografia di Niccolò Converti; nel ricordare quella che fu la sua attività di uomo di parte e di propagandista, non abbiamo propositalmente voluto attenerci ad una semplice schematica citazione di date, di fatti, di ricordi. Non è dunque un semplice meritato elogio funebre, corredato da un curriculum vitae, che presentiamo ai lettori dell’Adunata; non è soltanto un omaggio postumo che vogliamo qui rendere a chi tanto fece per la causa che ci è comune, od un semplice tributo di amicizia e fratellanza d’armi e di memore ricordanza di discepoli. È invece, o per di più, una dimostrazione, attraverso Colui che si ricorda, dei valori storici – conseguenti anche quando le contraddizioni umane ed occasionali ne urtano la traiettoria senza riuscire a deviarla – dell’anarchismo che non muta e non piega di fronte alle imboscate delle realtà immanenti, ma transitorie.
Attraverso la vita, di Niccolò Converti, è un sessantennio di lotte e di propaganda che ricordiamo, che vogliamo ricordare a quelli che per avere molto meno vissuto o che per aver sempre divagato nel limbo dell’incertezza, tentennano o si smarriscono perchè il “miracolo” non si è realizzato quando la realizzazione sembra imminente; perchè la lotta continua e di tanto in tanto si fa più aspra e difficile. Niccolò Converti dopo oltre sessant’anni di mai smentita attività si è spento senza disperare, più rigido che mai nelle sue convinzioni. E non ha disperato perchè mai aveva nascosto a sè stesso che la fatica era ardua e lunga e la lotta sempre rinnovellantensi; perchè sapeva che cedere voleva dire arrendersi; contemporaneizzare, diminuirsi; non ha disperato perchè era un convinto, un consapevole, un carattere. Le stesse contraddizioni che gli si possono addebitare – come si possono addebitare non soltanto a lui – erano una conseguenza della sua volontà di fare e in nulla possono diminuire la sua figura perchè non le programmatizzava, perchè per lui stesso non restavano che un errore di calcolo, occasionale; errore del quale aveva pensato servirsi e non servirlo. Il biografo, assai spesso non è una che una specie di sciacallo letterario il quale parla poco del morto e molto di se stesso, per inserirsi nella storia di quello. Considerando, un tal modo di agire, per lo meno indelicato, sorvoleremo sull’amicizia fraterna (non escludente contrasti teorici tendenziali) che, al Converti, ci legava da più anni. E se ne, nel parlare della fatica sua, ci capiterà di esporre – riferendoci a cose passate – il nostro pensiero in proposito, preghiamo in anticipo il lettore di non voler considerare come tentativo d’inserimento, in una vita della quale riconosciamo ed ammiriamo la superiorità, la nostra intrusione, ma come semplice contributo alla propaganda di quelle idee che, il Converti, sostenne e difese per oltre sessant’anni, assai meglio di quel che noi possiamo e sappiamo fare.

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