Non Molliamo. Libertà! Libertà! Libertà!

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Durata: Gennaio-Marzo 1927
Luogo: Marsiglia
Periodicità: Mensile
Pagine: 4
Supplementi presenti: “Spudorati mentitori!”

Note riguardanti l’Archivio
-Giornale edito a cura di un “Comitato Anarchico per l’azione antifascista” a Marsiglia. Come riporta Bettini nella “Bibliografia dell’anarchismo : periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana, 1872-1971”: “nell’ottobre 1926, subendo la sorte toccata a tutta la stampa d’opposizione, ridotta al silenzio dal Regime, anche il periodico romano Fede! dovette sospendere definitivamente le pubblicazioni. Poco dopo, il suo direttore Gigi Damiani era già esule in Francia, dove a Marsiglia riprendeva subito la lotta al fascismo, pubblicando, alla macchia, il foglio Non Molliamo.
Il giornaletto — che intendeva passare come iniziativa di un gruppo operante in Italia, a nome di un « Comitato Anarchico per l’azione antifascista » — si prefiggeva come scopo la propaganda insurrezionale nel Regno, confidando sulla diffusa ostilità al Regime di larghi strati del popolo italiano, i quali, diceva, « sottostanno al fascismo, per fame, per viltà, perchè terrorizzati o per calcolo, ma odiano e disprezzano il fascismo » (cf., sul n. 1, Avvisetti che è necessario leggere). La sua diffusione, pertanto, era quasi esclusivamente limitata all’Italia, ove veniva introdotto clandestinamente, in migliaia di esemplari, chiusi in buste intestate a case industriali e spedite dalla Francia, dal Belgio, dalla Germania e dalla Svizzera. (Cf. U. Fedeli, Nella clandestità, in « L’Adunata dei Refrattari» (New York), a. XL, n. 33, del 19 agosto 1961.
Ai destinatari, scelti a caso, nella convinzione di trovare nei più dei nemici del fascismo « anche se all’occhiello ostentano la cosidetta “ cimice ” », si chiedeva poi di favorirne al massimo la circolazione, sia passandolo in lettura a conoscenti, sia abbandonandolo « in un tram, in treno, in un caffè, per la strada, nel cantiere, nell’officina, all’ufficio ed anche in chiesa, al teatro, al cinematografo » (cf. Avvisetti etc., cit.).
Dalle sue colonne il Non Molliamo sollecitava l’avvio di una lotta cospirativa di liberazione, che gettasse le premesse per « quelle condizioni di sgretolamento che renderanno possibili movimenti su più larga scala o generali», essendo per il momento impensabile un attacco frontale al fascismo, non potendosi contare su un contributo di massa delle forze popolari e proletarie, « troppo terrorizzate e avvilite … per poter rispondere al primo appello insurrezionale». Il foglio sollecitava pertanto, la formazione, «nei diversi ambienti e tra i diversi ceti», di «ristretti comitati o gruppi d’azione»; suggerendo altresì, forme di « guerriglia autonoma per ordine sparso » o, comunque, ogni genere di azione di disturbo, che potesse alimentare o perlomeno testimoniare del diffuso stato di insofferenza al Regime, esistente nel paese (cf., sul n. 1, Come battersi?).
In altri articoli, infine, si denunciavano le mistificazioni del fascismo, con l’invito a diffidare d’ogni sua manifestazione di apparente liberalità, come nel caso, sec. una voce circolante, dell’imminente concessione di una larga amnistia, qui definita « truffa all’americana » o, anche, « offensiva della … pacificazione » (cf., sul n. 3, El cuento del tio). Al preteso « antifascismo » di casa Savoia, era inoltre dedicato un lungo scritto, (Il re prigioniero), che da solo occupava quasi per intero, il secondo n. del giornale. È una ingenuità — vi era detto — dar credito alle voci che vorrebbero il monarca estraneo all’avventura fascista ed anzi un succubo di questa: «[…] Se si pensa che è stata sempre vecchia tattica dei Savoia calcolare tutte le eventualità diverse per poterle poi affrontare o sfruttare con un certo successo, si deve ritenere con maggiore sicurezza che la Corte non è affatto estranea a certe sotterranee insidie. Bisogna perciò affrettarsi a sventare un simile giuoco del quale i Savoia hanno sempre usato e abusato … In ogni caso resti stabilito che l’antifascismo monarchico è un controsenso; peggio: una frode. E il suo crimine contingente è quello di cospirare per preparare una sanatoria al maggiore responsabile dell’attuale situazione italiana, oltreché per conservare integre tutte quelle cause che conducono al fascismo, anche quando questo muta di nome o si riveste di finzioni democratiche ».
Esauriti, col terzo n., i fondi residui di Fede! — coi quali era stato possibile finanziare, fino a quel momento, l’iniziativa — Damiani lanciava, nel mar. 1927, un appello nella speranza di raccogliere a mezzo di sottoscrizioni, altri fondi per continuare le pubblicazioni. «Alcuni compagni — si legge nell’anonimo comunicato apparso a Ginevra, sulle colonne del Risveglio — dopo uno scambio d’idee con altri compagni di varie regioni e di diverse tendenze, hanno fin dallo scorso dicembre, costituito un comitato di azione antifascista in Italia; comitato che fin dal gennaio ha iniziato il suo lavoro, distribuendo, per vie diverse e con una relativa larghezza, gratuitamente, in Italia, un piccolo giornaletto: il Non Molliamo. È poca cosa, ma data l’attuale situazione di completo soffocamento d’ogni qualunque pubblicazione legale, antifascista, quegli stampati, insieme ad altre modeste pubblicazioni, fatte anch’esse alla macchia, costituiscono nondimeno, sempre un veicolo di propaganda e di eccitamento, che il perpetuarsi di tale stato di cose, in Italia, rende necessario … Si rende però indispensabile sia per intensificare quella diffusione, variarne i tipi e i mezzi; sia per provvedere ad altre eventuali iniziative, concordanti nello stesso fine, un maggiore concorso finanziario che solo potrà essere dato da compagni nostri … » (Per un’iniziativa, in « Il Risveglio » (Ginevra), suppl. al n. 714, del 19 mar. 1927).”

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