Di Sciullo Camillo, “Il processo Malatesta e compagni innanzi al tribunale penale di Ancona 1898”

Edito da Samizdat, Pescara, 1996, 201 p.

PREFAZIONE all’edizione di Buenos Aires del 1899

Ai compagni del Sud-America
Voi mi chiedete delle linee, che presentino al pubblico i resoconti di un altro di quei mostruosi processi, che la inquisizione moderna ha osato imbastire contro il pensiero, farneticando d’incatenare nelle ricostruite Bastiglie questo operoso rinnovatore del mondo. Anche il capitalismo, come un giorno il papato, ha ormai il suo Sillabo, il suo Indice, il suo Sant’Uffizio. Le nuove torture, più raffinate di inguantata crudeltà, sono la segregazione cellulare, il domicilio coatto; l’assassinio lento, continuo – quando pure non è subitaneo come nei casi di Romeo Frezzi, d’Argante Salucci e di tanti altri – l’intossicazione assidua, straziante d’ogni facoltà del corpo e dello spirito, compiuta nella complice solitudine degli isolotti, o tra i miasmi avvelenatori dell’Africa infame. Il processo contro Errico Malatesta e gli altri compagni nostri di Ancona deve restare come documento umano, con tanti altri, dinanzi al giudizio della storia, della livida cecità degli accusatori, e della onesta serenità degli accusati – deve restare come un capitolo di più nell’atto d’accusa, che l’avvenire irrevocabile pronunzierà contro questa vera società delinquente di tirannelli,
Il processo Malatesta e compagni che insanguina e disonora l’agonia del secolo, e che muovendo in crociata contro la violenza solo quando essa viene dagli umili, dagli indifesi, dai calpestati, ne organizza una ben più tremenda e tutta irta di frodi, di rapine, di ferocie contro le pubbliche libertà, contro i diritti individuali e collettivi.
In Italia la costituzione dello Stato garantisce il diritto di associazione: eppure cotesto, ch’è un diritto naturale, venne migliaia di volte manomesso, mutilato; finché si giunse ad applicare ai gruppi anarchici composti di 5 o più persone, il famoso articolo 248 del Codice Penale, che è quello che punisce le associazioni dei malfattori.
Anche la Corte di Cassazione non aveva osato di affermare che in qualche caso specialissimo, che il semplice fatto di associarsi per difendere idee socialiste-anarchiche costituisse la figura giuridica della società a delinquere. Ma essendosi infiltrato tra molti anarchici della penisola il pregiudizio, vero dogma individualista negativo – che gli anarchici non debbano associarsi – ricordo di avere riscontrato, nei molti processi di questa natura, che ebbi a difendere dal ‘90 in poi, uno sforzo persistente degli accusati a negare, che essi fossero associati nel comune lavoro di diffondere le idee, pure riaffermando la fede nelle medesime.
Disuso di esercizio d’una libertà, che fu preso per una rinunzia – e fece imbaldanzire i persecutori; cosicché gli imputati avevano un bel negare di essere associati (ed era vero, purtroppo). Le condanne per l’articolo 248 fioccavano lo stesso.
Nel processo di Ancona, da questo opuscolo riassunto, invece gli imputati, dichiarando apertamente d’essere socialisti-anarchici, affermarono in faccia ai giudici, il diritto ch’essi avevano, di associarsi per la propaganda e per il trionfo delle comuni idee e sostenendo a viso aperto di avere esercitato e di volere esercitare questa libertà, come tutti, alla luce del sole. Che l’associazione esistesse, non vi era dubbio – gli stessi accusati lo affermavano. Era dessa una associazione di delinquenti? I giudici non osarono dichiararlo nella loro sentenza – pure condannando gli accusati per eccitamento all’odio di classe. E la Corte di Cassazione, neppure dopo i moti del Maggio, volle seguire il Pubblico Ministero nella domanda infame.
Dopo tutto, non ce n’era bisogno. In Italia, come in Russia, funziona una commissione – in segreto, e senza garanzie di procedura o di difese – la commissione per il domicilio coatto. I nostri compagni di Ancona, che dopo la sentenza del Tribunale, avrebbero dovuto essere scarcerati, furono invece condannati a lunghi anni di deportazione nelle isole, col sistema ormai resuscitato in Italia delle tavole di proscrizione. Da quelli scogli solitari, dalle segrete maledette giunge sino a noi, o compagni, giunge sino alle rive lontanissime d’oltre-mare il grido vostro di dolore. E noi lo raccogliamo: e lo porteremo – noi proscritti – a traverso le plebi confuse delle Americhe; e lo sventoleremo come il sudario del vostro sacrificio, o fratelli, e delle nostre speranze. Giacché in queste pagine c’è un altro documento della vostra infamia, o aguzzini d’Italia.
Buenos Aires, 2 dicembre 1898.
PIETRO GORI

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Note dell’Archivio
-Il presente volume riproduce integralmente il libro che con uguale titolo venne pubblicato da Camillo Di Sciullo nel 1908 a Castellamare Adriatico nella collana Biblioteca del “Pensiero” N. 16
-Altri testi in cui compare questo resoconto o, comunque, l’autodifesa
–“Una pagina di storia del partito socialista-anarchico : resoconto del processo Malatesta e compagni”, Tipografia socialista-anarchica, Tunisi, 1898, 119 p.;
–“Gli anarchici sono malfattori?”, Processo Malatesta e compagni al Tribunale Penale di Ancona. Buenos-Aires, 1899, 104 p.;
–“Gli anarchici in tribunale. Autodifesa di Errico Malatesta,” Franco Serantoni, Roma-Firenze, 1905, 16 p.;
–“Gli anarchici in Tribunale: Autodifesa di Errico Malatesta al processo di Ancona”, Carrara 1903. “Edizione del giornale « Combattiamo », pp. 14 in 16°. Nuova edizione « Editrice Libraria », Roma 1909, pp. 14 in 16°.” (tratto da Fedeli Ugo, “Errico Malatesta. Bibliografia”);
–“Errico Malatesta e i compagni dell’Agitazione al Tribunale di Ancona”, con l’autodifesa di Malatesta, “Umanità Nova”, anno 28, n. 20, Roma, 16 mag­gio 1948;
–“Autodifesa” di E. Malatesta al processo di Ancona pronunciata il 28 aprile 1898 al Tribunale Penale di Ancona, Edizione del Gruppo “Pietro Gori”, Roma 1948, 13 p.;
–“Autodifesa di Errico Malatesta : pronunziata il 28 aprile 1898 innanzi al tribunale penale di Ancona nel processo per associazione a delinquere, intentato contro di lui ed altri sette socialisti-anarchici : estratto del resoconto stenografico pubblicati dai giornali di Ancona,” a cura dei Gruppi anarchici riuniti di Carrara, 1978, 16 p. Link per la lettura.

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