La Miseria

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Durata: 16 Novembre 1890 – 1 Gennaio 1891
Luogo: Buenos Aires
Periodicità: Irregolare
Pagine: 4

Note dell’Archivio
-Manca il n. 3
-Per la maggior parte, gli articoli pubblicati nel giornale sono in italiano; solo qualcuno è in spagnolo; una piccola rubrica è in francese.
-Pagine rovinate: n. 1 e n. 2 : nelle pagg. 1-2 di questi due numeri vi è uno strappo al centro e in orizzontale che impedisce la lettura completa degli articoli
-Il n. 1 doveva uscire l’11 Novembre ma “per difficoltà surte ad ultima ora” uscì cinque giorni dopo (16 Novembre)
-Canales Urriola Jorge Ariel, nella sua tesi di laurea “Le valigie dell’anarchia: Percorsi e attivismo degli anarchici emiliani e romagnoli in Argentina e Brasile nella svolta di fine Ottocento” (2016), riporta che:
[…]il 16 novembre 1890 uscì a Buenos Aires «La Miseria», giornale antiorganizzatore scritto in lingua italiana che ospitò alcuni articoli in spagnolo e qualche piccola rubrica in francese. Il nuovo periodico apparve in concomitanza con la scomparsa delle collaborazioni in lingua italiana dalle pagine di «El Perseguido» – con il numero 8 del 26 Ottobre –, il quale sosteneva tuttavia che non era vero che gli anarchici italiani fossero stati esclusi dalla redazione o che non si accettassero più scritti nella loro lingua e, infatti, «El Perseguido» annunciò l’uscita de «La Miseria» per l’11 Novembre. Nonostante ciò, la nascita del nuovo giornale anarchico non mancò di polemiche. Nel suo primo numero, «La Miseria» lanciò una dura critica a «El Perseguido» perché l’amministrazione di quest’ultimo periodico non volle inviare gli indirizzi dei compagni per la spedizione del giornale – se non alcuni sbagliati –, accusandolo di atteggiamento autoritario: «Tenían miedo de la competencia los compañeros del Perseguido, ó es de su solo y exclusicvo privilegio el hacer propaganda por escrito?». Inoltre, chiariva che erano stati gli anarchici di lingua italiana a non inviare più scritti dopo i primi quattro numeri e che le pubbliche lagnanze di alcuni compagni riguardo a «El Perseguido» avevano avuto origine nel fatto che l’amministrazione del giornale non volle pubblicare un avviso di riunione dei comunisti anarchici de La Boca, seppur cercassero fra essi delle sottoscrizioni per le loro pubblicazioni. Il giornale «La Miseria», che si dichiarò comunista anarchico fin dall’inizio, ebbe una vita piuttosto breve e dopo quattro numeri – l’ultimo del 1° Gennaio 1891 – cessò la sua pubblicazione. Il periodico si propose di pubblicare l’opuscolo Fra Contadini di Malatesta con il quinto numero, progetto che rimase troncato, anche se dal secondo numero iniziò a pubblicarlo in spagnolo, rimanendo incompiuto. Dai tre numeri disponibili, sappiamo che il gruppo redazionale mantenne contatto con anarchici delle località argentine di Mercedes, Villa Casilda, San Nicolás, Bolívar, Mendoza e Morón, a Catamarca con Angelo Careghini, a Mar del Plata […] Il manifesto astensionista, diretto al popolo d’Italia dai socialisti anarchici italiani all’estero, apparve nel primo numero de «La Miseria» e in seguito il discorso principale del giornale riguardo all’Italia, nel contesto d’elezioni, fu la critica diretta ai socialisti e ai suoi «alleati» nel campo anarchico. […] già nel quarto numero, definita l’elezione di Camillo Prampolini al parlamento, il giornale metteva in dubbio il socialismo dell’avvocato reggiano poiché questo aveva confermato che non rinunciava al suo scranno alla Camera. Inoltre, nel quarto numero il periodico bonaerense diresse acidi giudizi su Germanico Piselli e il giornale «La Rivendicazione» di Forlì, sostenendo che «quest’individuo che la pretende ad anarchico, e quel foglio che la squaderna a socialista, sono né più né meno che la quintessenza dell’ermafroditismo, dell’indeterminazione e pressappoco anche del farabutismo», il che era dimostrato dalle sue profonde contraddizioni politiche, dai suoi «mea colpa legalitari», dalla sua proposta di approvare l’astensionismo elettorale come partito e la libertà individuale di votare e dalla sua contemporanea firma della circolare astensionista del Congresso di Capolago e del manifesto per la candidatura dell’avvocato Alessandro Balducci a Forlì. La rete tessuta da «La Miseria» con i gruppi anarchici di lingua italiana, che facilitò la diffusione del manifesto anarchico in Argentina, ebbe come punto di appoggio in Italia soprattutto il gruppo del giornale «Sempre Avanti!» di Livorno – del quale si pubblicò il manifesto sulla sua uscita –, ma mantenne anche corrispondenza con alcuni compagni di Firenze, Pisa, Recanati e Genova, oltre al Canovi di Reggio Emilia e a Romeo Mingozzi di Ravenna. Fu a Buenos Aires, però, che i rapporti del giornale con i gruppi anarchici di lingua italiana, in particolare con Gli Iconoclasti, Gli Spostati e il Circolo Socialista Internazionale – ed eventualmente anche il gruppo di propaganda socialista che si stava costituendo a La Boca verso la fine di novembre –, lo fecero diventare un punto di riferimento per il movimento anarchico locale in lingua italiana, al di là delle particolari ma evidenti posizioni antiorganizzatrici del gruppo redazionale. I particolari indirizzi di ogni gruppo non furono, tuttavia, un ostacolo per la condivisione di un foglio di propaganda e per eventuali coordinamenti al di fuori delle logiche dell’organizzazione formalizzata e permanente. L’attività dei gruppi antiorganizzatori s’incentrò soprattutto sulla propaganda dei principi del comunismo anarchico, nella quale spuntarono specialmente la critica all’associazionismo operaio in società di resistenza e agli scioperi economici, da un lato, e dall’altro l’apologia della «propaganda del fatto», seppur questo tipo d’azioni praticamente non si videro nell’Argentina dell’epoca e, anzi, non tutti gli antiorganizzatori approvarono l’uso della violenza come metodo di lotta. In ogni caso, il rifiuto dell’organizzazione dei lavoratori non impedì che gli antiorganizzatori si rivolgessero agli operai e promuovessero la formazione di «gruppi di affinità» fra i compagni di lavoro. Non era strano trovare nelle pagine della stampa antiorganizzatrice notizie sugli scioperi del paese e sull’arresto degli scioperanti, seppur generalmente da un punto di vista critico. Nel novembre 1890 «La Miseria» riferiva una manifestazione pacifica di 660 operai delle strade nazionali, a Montevideo, sostenendo che se fossero stati armati, avrebbero guadagnato qualche cosa: «Chi avrebbe mai potuto trattenere 600 straccioni dal saccheggiare le tante gioiellerie e i cambi-monete nei dintorni della piazza?». A proposito degli impiegati uruguaiani che non ricevevano stipendio da tre mesi, invece, sparava contro i lavoratori che non facevano altro che farsi «menare pel naso dai magnati, direttori e presidenti d’una infinità di società dette di mutuo soccorso», e chiudeva con: «fino á cuando ti farai cristianamente pelare e scorticare, o popolo zuccone?». Nell’Ottobre 1891, più di mille operai ferroviari dei Talleres de Sola iniziarono lo sciopero e dopo 43 giorni di paralizzazione del lavoro la polizia arrestò oltre sessanta operai e più di quaranta donne, mettendo fine di fatto al movimento. […]” (pagg. 220-224)
-Sergi Pantaleone, in “Tra coscienza etnica e coscienza di classe. Giornali italiani anarco-comunisti in Argentina (1885-1935)“, pubblicato in «Giornale di Storia Contemporanea », 1, 2008, riporta che all’interno della redazione de “La Miseria” vi fosse Ettore Mattei e, come collaboratore, Francesco Momo. (pag. 114)

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