Edito da Samizdat, Pescara, 1997, 122 p.
Prefazione
Dei numerosi processi subiti da Paolo Schicchi nel corso della sua lunga e travagliata esistenza conosciamo il Resoconto del Processo avanti alla Corte di Assise di Viterbo contro Schicchi Paolo, imputato di mancato omicidio e di vari attentati politici, edito dall’editore anarchico Camillo Di Sciullo ( Biblioteca del Pensiero – n° 9, Chieti 1904), con una lettera-prefazione di Pietro Gori. Quell’anno, dopo dodici anni, lo Schicchi aveva finito di scontare la pena, anche se gli restavano tre anni di sorveglianza speciale. Il medesimo reso conto venne ristampato a New York nel 1925, con una breve introduzione di alcuni anarchici che si firmano Noi del gruppo editore. Nelle mie ricerche di testi e documenti anarchici sono venuto in possesso del resoconto stenografico di un altro celebre processo che Schicchi subì davanti alla Corte d’Assise di Palermo nel 1924, per articoli incriminati sui periodici L ’Adunata dei Refrattari, Il Martello di New York e II Vespro Anarchico di Palermo. Il fascismo vide in piedi l’anarchico collesanese che lo combatteva con estremo coraggio e a viso aperto. Con il fa scismo venivano pure combattuti la monarchia dei Savoia e la Chiesa Cattolica, alleati naturali della nuova reazione. Gli attacchi schicchiani non venivano nemmeno risparmiati ai tiepidi socialisti, ai popolari e a tutti coloro che costituivano il fronte della conservazione sociale o della reazione. Onde 25Corsentino lo Schicchi per le sue battaglie di pubblicista si serviva di numeri unici o di periodici da lui fondati, o collaborava a giornali anarchici pubblicati in Italia e all’estero. Orbene la sua vasta produzione rimane ancora dispersa in vari periodici e, a mio avviso, sarebbe interessante conoscerla; e perciò attende lo studioso che la raccolga in alcuni volumi di scritti per affinità d’argomenti. Il Vespro Anarchico iniziava le pubblicazioni come quindicinale degli anarchici siciliani il 6 maggio 1921, e le terminò il 28 settembre 1923. Se ne stamparono 45 numeri. Era stato preceduto da 14 numeri unici tra il 1919 e il 1921, sotto la direzione di Paolo Schicchi. Nel corso della sua breve ma battagliera esistenza Il Vespro vide perquisito e mandato in galera il gerente responsabile Gabriele Pappalardo. Verrà sostituito da Nino Napolitano come direttore responsabile dal 20 agosto 1921 (an. I, n. 7), che ne era collaboratore fisso e anch’egli subirà perquisizioni avarie riprese. Dal 2 gennaio 1923 (an. Ili, n. 35) Gabriele Pappalardo è di nuovo il gerente responsabile, ma il direttore fa nello stesso numero questa dichiarazione: “E superfluo avvertire per la millesima volta che politicamente, moralmente e giudiziariamente il solo ed unico responsabile del Vespro Anarchico sono io, Paolo Schicchi”. Dopo la presa del potere di Mussolini le squadracce fasciste si faranno pure sentire in Sicilia, al servizio dei latifondisti e saranno altresì fiancheggiate dai dirigenti della vecchia classe liberale, per timore che il bolscevismo potesse trionfare in Italia. Ovviamente la polizia e i carabinieri ne saranno i protettori e i difensori, nella distruzione di Camere del Lavoro, di sedi socialiste, comuniste, repubblicane e anarchiche, di tutto ciò insomma che aveva funzione popola re. I saccomanni – come icasticamente Schicchi chiamava i fascisti – non sempre riuscivano nei loro intenti ove trovavano agguerriti gruppi anarchici e gruppi di vecchi sovversivi socialisti e comunisti. Talvolta erano essi costretti ad indietreggiare. Numerosi giornali antifascisti provenienti dall’estero e diretti ad anarchici e sovversivi in genere, venivano sequestrati presso gli uffici postali. Lo stesso Vespro Anarchico è soppresso dalle autorità prefettizie, per aver invitato i lavoratori a battersi con le armi in pugno contro il fascismo. Il fascismo tendeva ad eliminare legalmente e illegalmente ogni opposizione per instaurare la propria dittatura. Venivano così dalle stesse autorità prefettizie diffidati tutti i tipografi dell’isola a non stampare II Vespro. E l’epilogo di perquisizioni e persecuzioni culminerà nell’arresto a Collesano dello Schicchi il 14 ottobre 1923. Il resoconto del processo Schicchi è rimasto nel cassetto per più di sette decenni; pensiamo di trarre dall’oblio un documento storico di notevole importanza perché il lettore venga alla conoscenza di un determinato momento biografico dell’agitatore anarchico siciliano.
Michele Corsentino
P.S. È forse superfluo avvertire che il collegio della difesa è composto di valenti avvocati del foro palermitano che tengo no in grande considerazione Paolo Schicchi; il capo di esso è naturalmente il noto Francesco Saverio Merlino del foro di Roma.