Iskashato, “Fratelli della costa. Memoria in difesa dei pirati somali braccati da tutte le potenze del mondo”

2019, 167 p.

La pirateria è un fenomeno così intimamente collegato alle dinamiche produttive mondiali che si è adattato con tenacia alle vicissitudini di ogni sistema economico e quindi agli sviluppi dell’odierno capitalismo.
Attualmente presente in ogni angolo del globo, si è abilmente inserita tra le maglie della logistica commerciale, di fatto fondata sul trasporto via mare e sull’immagine della nave container, cercando di estrarre una porzione, pur sempre infinitamente piccola, dell’immenso valore prodotto dal capitalismo mondiale.
Golfo di Guinea, Mar dei Caraibi, Sud est asiatico e per ciò che riguarda il testo in question, il Golfo di Aden nell’Africa orientale.
…..Il golfo di Aden è un laboratorio, uno dei tanti sparsi per i continenti, in cui sperimentare in vitro modelli, strategie e prassi replicabili anche altrove, il golfo di Aden è prima di tutto una zona su cui porre il proprio controllo, non di certo con le vecchie modalità di un tempo, ma con strategie più sottili e affinate.
Il pirata, oltre a rappresentare un pericoloso modello, è anche e soprattutto un’occasione, una cavia su cui poter testare vecchi e nuovi dispositivi della politica internazionale allo scopo di raggiungere obiettivi altri.
Un modello, un frame, una procedura emergono da un contesto particolare e si pongono come replicabili in ogni luogo.

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Note dell’Archivio
-Traduzione di “Frères de la côte”, edizioni l’insomniaque, 2016
-La versione qui presentata è stata rivista e ampliata rispetto a quella del 2016

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