Faure Sebastien, La putredine parlamentare. Kolakowsky Leszek, Che cosa non è il socialismo. Galleani Luigi, Viva l’anarchia

Edito da La Fiaccola Editrice, Ragusa, Aprile 1968, 50 p.

Prefazione
All’approssimarsi di una nuova gazzarra elettorale, gli anarchici sentivamo il bisogno di portare una loro parola chiari­ficatrice e suadente su tale argomento, per coloro che, promotori della ristampa del presente opuscolo del Faure, cercano since­ramente un orientamento migliore. Il gruppo ha trovato che la parola dell’illustre compagno francese poteva egregiamente ser­vire al loro scopo. Si è reso però necessario di sfrondarlo di quegli argomenti che si riferivano più strettamente alla situa­zione della Francia, di vari decenni passati. Sono stati scrupo­losamente annotati i punti dove si è operato il taglio e si è anche accennato in breve riassunto all’argomento scartato. Per rendere la lettura dell’opuscolo più aderente alla mentalità dei lettori italiani, sono stati anche generalizzati periodi, che ave­ vano un più stretto significato geografico, o nazionalistico. Co­munque il pensiero dell’autore è stato sempre rispettato e ri­portato integralmente nella traduzione. Lo stile, così efficace ed elegante nell’originale, si è cercato di lasciarlo il più possibile inalterato, tranne nei casi in cui la sintassi italiana reclamava altra sistemazione di periodo. Si prega gli amici ed i simpatizzanti di leggere, meditare e diffondere tate opuscolo, affinchè le nostre idee siano conosciu­te ed apprezzate in tutto il valore della loro bontà e ragionevolezza. Ci rivolgiamo particolarmente a quei dissidenti che, in que­st’ultimo periodo di tempo, vanno presentando argomentazioni contrarie e che, con scritti e posizioni di fatto, contrastano la tesi che il Faure difende con il presente scritto. Da un’attenta lettura, specialmente delle ultime pagine dell’opuscoletto, risul­ta chiaro che l’astensionismo elettorale è qualità essenziale e determinante dell’anarchismo. Oggi, come ai tempi del Faure, esso è il nocciolo stesso dell’azione rivoluzionaria di chi vuole essere anarchico. Coloro che comunque partecipano al regime parlamentare, collaborano con esso, e perciò stesso si privano di una delle più efficaci armi veramente rivoluzionarie, su cui l’anarchismo fon­ da anche attualmente la sua azione. Sebastian Faure tenne questa conferenza il 30 novembre 1920, nella grande sala dell’Unione dei Sindacati. Precedente- mente ne aveva tenute altre due, sul medesimo argomento e per lo stesso pubblico, e perciò inizia questa facendo un rias­sunto delle altre due. La traduzione che presentiamo è stata fatta, direttamente dal francese, dalla compagna Nadia Serano che ne ha curato le annotazioni e stilata la prefazione, si trova, con la presente ristampa, alla terza edizione: le prime due (la prima apparsa nella vecchia Collana Anteo e la seconda «a cura della Fede­ razione Anarchica Laziale») sono ormai esaurientissime. Questo dimostra, ci pare, che un largo pubblico trova interesse, se non consensi, per le tesi sull’astensionismo elettorale, l’antiparlamentarismo, la ripulsa di ogni delega di poteri e di qualsivo­glia intermediarismo propugnate dagli anarchici, e che Faure, in questa conferenza sviluppa in modo semplicemente magistra­ le. Come del resto avevano fatto dalla loro parte Malatesta, Galleani, Molinari e il Merlino (prima che abbandonasse il cam­po), anche con gli scritti che abbiamo riprodotti nel precedente opuscoletto di questa stessa Collana. Fatto è che noi anarchici siamo i soli ormai a propugnare l’astensionismo elettorale e l’antiparlamentarismo, e, per con­tro, l’azione diretta. F. questo è senza dubbio un merito, anche perchè trova un certo riscontro nell’astensionismo immotivato che sia pure timidamente si manifesta ad ogni tornata elettoralistica (senza contare tutti coloro che votano «scheda bianca» e gli altri che votano «scheda sporca», cioè con frasi denigra­torie e contestatarie). Ma ciò non toglie che abbiamo aperto un’altra grossa lacuna nella nostra propaganda e azione: quella cioè d’aver trascurato, proprio noi anarchici, quest’altro argo­ mento di capitale importanza e pregnanza per la lotta emanci­patrice, d’averlo sottovalutato o considerato con molto scetti­cismo e di volta in volta il modo del tutto superficiale e niente affatto impegnativo. Quando invece una miriade di fatti e di accadimenti politico-sociale, la crescente insoddisfazione in lar­ghissimi strati della popolazione (e non solo in Italia), la inef­ficienza e infunzionalità, l’inerzia, documentatissime, del Parla­mentarismo e della rappresentanza avrebbero dovuto spingerci ad una più attenta e circostanziata rivalutazione dell’astensio­nismo anarchico, sia come metodo di contestazione e di nega­zione, sia per poterci inserire validamente nel movimento reale, e sia per trarne, e proporre, quell’alternativa veramente e so­stanzialmente rivoluzionaria, al gioco autoritario democrazia-dit­tatura, dittatura-democrazia, paventata da moltissimi (padroni del vapore, gruppi di potere, direzioni decisionali, aspiranti al cadrechino senatoriale o ministeriale, arrampicatori sociali, ecc., ecc.) e da altri (specie i giovani) ricercata, ma che solo l’anar­chismo può compiutamente formulare e spingere fino alle sue conseguenze estreme: naturali, logiche, materiali; l’espropria­zione e la riappropriazione dei mezzi materiali e intellettuali, la distruzione del privilegio in tutte le sue forme, l’autogoverno nell’autonomia, l’emancipazione. Intanto, la ristampa di questi «vecchi» testi, può essere la buona indicazione provocatoria e stimolatrice, per gli anarchici e i non anarchici (giovani, s’intende).

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