Bosco Salvatore, “L’avventura esistenziale nella vita e nell’universo”

Edito da La Fiaccola, Ragusa, Luglio 1981, 181 p.

Prefazione
Nella lettura di testi di filosofia о testi di politica, di sociologia o di letteratura, non sempre — oggi — riscon­triamo una scrittura accessibile al profano o al « non ad­detto ai lavori » Anzi diremmo che il linguaggio dei let­terati e filosofi, di sociologi e politici si viene facendo sem­pre più ermetico, esoterico e indecifrabile e conseguente­mente la cultura — se di cultura si tratta — diventa patri­monio di pochi inziati. Lo stesso non si può dire di questo libro, il quale per il suo carattere originale, ma soprat­tutto per il linguaggio semplice con cui è scritto, può tra­smettere messaggi di pensiero recepibili da larghi strati di lettori. Grande evento quindi, per la cultura italiana, la comparsa di questo volume, il quale può essere letto e interpretato senza grande sforzo di decodificazione e da esso si può trarre molto nutrimento intellettuale per i semi di saggezza contenuti.
Infatti l’Autore non si può definire un intellettuale di professione, ma un contadino-educatore (è coltivatore del­la sua terra e maestro elementare in pensione), la cui « saggezza » antica, direi, traspare da queste pagine ricche di pensiero filosofico Di una filosofia semplice ricavata dal­l’osservazione dei fatti umani e di una scienza acquisita dalla esperienza vissuta. Con questo non si vuole dire che la filosofia e la scienza dell’Autore siano fondate su con­siderazioni empiriche e soggettive. Esse sono invece il risultato di uno studio attivo e costante, suffragato da una continua osservazione e riflessione personale sulla realtà. La tesi о le tesi esposte dall’Autore potrebbero es­sere accettate о meno, discusse e criticate, ma ciò che ri­mane è il rigore speculativo con cui esse vengono svolte e il supporto scientifico su cui sono fondate. Filosofia e scienza in questa nuova « Weltenshaung » sembrano ri­chiamarsi e fondersi per spiegare la grande avventura dell’uomo in questo immenso universo. L’Autore da certi principi, ampiamente dimostrati, desume tutto il suo si­stema, nel quale comprende infine delle proposte di vita associata, di una nuova società nella quale gli uomini do­vrebbero vivere meno infelici. Utopie, ingenuità? Lascia­mo al lettore il giudicare, ma è certo che ancora tutti i progetti socio-economici proposti con tanto « realismo » dagli studiosi, non hanno migliorato il mondo! Le scoper­te scientifiche non sono sempre fruito di studio e dedu­zioni razionali, spesso anzi l’intuizione raggiunge mete che la ragione non può. L’Autore sembra dare preponde­rante valore alla Ragione, una delle tre energie-nature che si ritroverebbero nell’uomo e nelle cose, tuttavia egli am­mette che è nel massimo equilibrio di esse che consiste la perfezione. Quindi anche le « irrazionalità » come le emozioni, i sentimenti, la creatività, ecc., hanno la loro ineliminabile importanza nella vicenda umana. E per fu­gare probabili pregiudizi che si potrebbero formare at­traverso la lettura di questo libro, vorremmo accennare brevemente al problema della libertà. Può essere libero l’uomo in questo campo dove le tre energie-nature condi­zionano la sua volontà?
Un determinismo assoluto parrebbe sopraffare le azio­ni umane. Tuttavia il Bosco dà molto valore all’educazio­ne che non si esaurisce nella scuola-istituzione. Egli crede nel progresso morale e civile dell’uomo, tant’è che dalle sue promesse teoriche fa derivare una società futura dove i rapporti umani possano essere liberi ed autonomi. Egli riconosce che gran parte dei mali delle società moderne è da ricercarsi nella struttura capitalista e liberista dei sistemi socio-economici, ma non spinge l’analisi alle so­cietà dei paesi cosiddetti del « socialismo reale », dove il capitalismo di stato riproduce le stesse ineguaglianze e gli stessi squilibri delle società occidentali. Ma al di là dei sistemi socio-economici-politici, non sarebbe opportuno analizzare anche e soprattutto la struttura caratteriale dell’uomo?
Tuttavia questa lacuna viene colmala quando l’Autore, trattando del rapporto tra medicina e anarchia, tra corpo umano e corpo sociale, vi nota le stesse funzioni: il male originale può venire estirpato con l’atto chirurgico e con la profilassi dell’ambiente, nel corpo umano, mentre con la rivoluzione anarchica, cioè radicale e totale, può rea­lizzarsi il riscatto dell’uomo, nel corpo sociale; un riscatto integrale dalle varie forme di potere palese ed occulto, per la riappropriazione della libertà e della vita. L’Autore, infine, non sappiamo se per abitudine di vita о per con­vinzione, ma certamente per l’ima e per l’altra, predilige il ritorno alla terra. Come gli antichi fisiocratici ricono­sce che la terra è la vera ricchezza e ad essa bisogna tor­nare se l’umanità vorrà sopravvivere. E non gli si può dare torto se pensiamo che le crisi energetiche oggi mi­nacciano e impongono nel tempo nuovi sistemi di vita. Certamente non vita alienata dai falsi miti dell’efficien­tismo о del consumismo e delle « tecnologie avanzate », ma vita reale in cui — per dirla con Bosco — le tre ener­gie: istinto — simpatia — ragione interagiscono per un mi­gliore equilibrio nel mondo.
Palermo, 28-11-1980
Pietro Riggio

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