Bonanno Alfredo Maria, “Dissonanze”

Edito da Edizioni Anarchismo, Trieste, 2015, 729 p., Seconda Edizione

Introduzione alla seconda edizione

Gli scricchioli del mondo che mi circonda li sento sempre più forti, sarà una mia impressione, ma è così. Non voglio indicare la causa di questo rumore persistente, mi sbaglierei di sicuro, forse è connaturata alle vecchie pulegge repressive e partecipative che fanno andare avanti la baracca, fare questo rumore, forse è l’insieme dei lamenti di coloro che soffrono, e se ne dolgono, ma non sanno come porre rimedio ai propri guai se non richiedere, per cortesia, un allungamento della catena.
Altro è il deserto. Il deserto è prova e paura, una minaccia che incombe continua e imprevedibile. Eppure è un’aridità solitaria che educa alla pazienza e all’attesa. È l’immagine più convincente della tensione, dell’intensità che si esalta senza necessariamente apparire irreversibile, senza avere obbligo di apparenza. L’ebete fascino del tumultuoso modo del fare è lontano, pure non essendo scomparso del tutto. I miei nuovi progetti nell’intuizione dell’azione trascolorano e fluiscono nella desolazione, variano dapprima in modo ragionevole, poi sempre più velocemente, all’infinito, rifiutando di ascoltare le mie parole e prestando orecchio alla voce dell’uno che arriva col vento del deserto. Questa voce respira e svanisce a ogni sensazione, canta la vita, la qualità e le intensità che la caratterizzano senza con questo specificarla in modo definitivo fino in fondo, fino a farla conoscere con la forza possessiva della parola. Ogni parte di questa intensità non è distinguibile dall’altra, è tutto continuo nella realtà, inesauribile e lieve movimento, appassionata risposta alla richiesta di amore che viene dal deserto. Amo la fugace presenza di ciò che nella forza era assenza, amo la vita che nel deserto è tanto forte da essere morte nello stesso tempo, da riassumere in sé la morte come ridicolizzazione del tempo. Tutto nella desolazione si dissolve all’ombra di una qualità indefinibile col maglio dell’apparenza, ma ottimamente individuabile nell’intensità. Se la vita e la morte si riconoscono entrambe nella desolazione è perché il tutto e il nulla sono semplici modulazioni dell’intensità, non elementi logicamente antitetici. Nell’azione felicità e disperazione si uniscono insieme, non si distinguono più, gioia e malinconia, condizioni dove, nell’estrema intensificazione puntuale, non posso che essere in loro perché sono stato colto, ma che non posso né capire né dire.
Qui rifletto su un numero considerevole di modulazioni della vita, sofferenze e gioie, attacchi inferti e colpi subiti, tentativi violenti di liberazione e processi repressivi in corso. Mi affascina l’eccesso, l’eccesso senza compromessi, l’essere tutto quello che sono, messo in gioco senza reticenze. Non potrei resistere a lungo senza avvertire presente una tensione estrema, l’ebbrezza di un movimento che cerca quello che non è a portata di mano, che si incanta di fronte alle propaggini di una sconosciuta desolazione, al silenzioso profilarsi di un territorio nuovo, privo di contrassegni e di corrispondenze. La gioia dell’assenza non può essere un semplice aumento di grado della gioia della presenza. Questo passaggio non esiste, la sua impossibilità è data dalla incapacità quantitativa di completarsi. Ciò comporta una sollecitazione al combattimento, anche contro tutto quello che ho costruito, che ho solidificato sotto l’aspetto del possesso, e anche una lotta contro tutti i tentativi di aumentare questo possesso per farlo diventare capace di controllare il mondo. Innalzarmi sugli ostacoli del mondo è una banale esercitazione di muscoli, devo salpare verso nuovi orizzonti, la mattinata è ormai matura e sono sazio del miscuglio di luce e di buio che mi viene servito come verità e non è altro che apparenza. Che la gioia esploda fino a confondermi, che io non sappia più che fare, dove poggiare i piedi, su quale recondita saggezza fare affidamento, che una spinta cresca dentro di me come una pianta tropicale, estranea e incomprensibile, con un ritmo insostenibile e confuso e faccia sfiorire ogni traccia di meschinità e di concezione razionale. La bufera si approssima ed è quella solita che si scatena nel deserto, sabbia e vento.
Arrivederci altrove, ecco il saluto dell’altra volta, quindici anni fa, per me resta sempre lo stesso. Arrivederci altrove.
Trieste, 4 marzo 2014
Alfredo M. Bonanno

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Nota dell’Archivio
-Dissonanze, inizialmente era suddiviso in 6 volumi, usciti tra l’Ottobre 1999 e il Marzo del 2000. Successivamente sono stati raccolti in unico volume e pubblicati nel 2015.

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